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Leanza molla l’Udc: con Stancanelli una possibile intesa

L’ex capogruppo all’Ars contro il dikctat su Bianco

CATANIA. Lino Leanza ricomincia... da 4. Anzi, dal suo movimento "Articolo 4" che aveva fondato un anno fa o poco più, alla vigilia del divorzio da Mpa. Adesso, l'ex assessore regionale rompe con l'Udc, partito in continuo smottamento. Almeno in terra d'Etna. Leanza, però, non è solo. Con lui, in città e provincia, una legione di amministratori locali guidata da Salvo Di Salvo - il "commissario dei sette giorni", che ieri mattina s'è dimesso dall'incarico di responsabile provinciale dei centristi - e i colleghi deputati regionali Luca Sammartino, Valeria Sudano, Raffaele Nicotra, oltre al palermitano Totò Lentini e al trapanese Paolo Ruggirello che lascia la Lista Musumeci. A Sammartino e Sudano i galloni di capogruppo e vice della nuova formazione all'Ars: "Bello che i più esperti parlamentari abbiano voluto puntare su due giovani come me e Valeria", sottolinea il neodeputato, recordman di preferenze alle ultime Regionali, che aveva immediatamente condiviso nei giorni scorsi la protesta di Lino Leanza dopo "l'abbraccio" tra Enzo Bianco e il segretario regionale Udc Giampiero D'Alia. Sul candidato sindaco, però, Luca Sammartino ieri ha preferito non sbilanciarsi. C'è solo l'imbarazzo della scelta: Bianco, Stancanelli o una clamorosa sortita personale dello stesso Leanza ? "Nessuna preclusione, ma - afferma il capogruppo appena eletto - è presto per parlarne, anche se capisco che tra quindici giorni bisogna presentare le liste. Certo, ce ne sarà una di Articolo 4 per il Consiglio comunale. Noi, comunque, vogliamo rappresentare una novità politica nel panorama siciliano, non solo a Catania. Come si capisce dal richiamo all'articolo 4 della Costituzione, siamo innanzitutto impegnati a occuparci di occupazione e sviluppo".
Sulla breve esperienza nell'Udc, il deputato di Sala d'Ercole sottolinea: "Mai stato militante di quel partito, solo candidato alle Regionali. Nessun rancore, né una scelta contro qualcuno. Credo, però, che si debba lasciar lavorare chi vuole farlo". Si dividono le strade da Nicola D'Agostino e Giovanni Pistorio, che restano al loro posto malgrado D'Alia con la sua opzione di collegio avesse lasciato fuori da Montecitorio l'ex senatore: "Io avrei preferito un siciliano, piuttosto che Ferdinando Adornato - esclama Sammartino - ma queste cose capitano in un partito nazionale che ha vertici a Roma".  
 
 

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