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Mafia, la Dia Catania sequestra beni per 1,5 milioni

Sono riconducibili ai fratelli Alfio e Salvatore Tancona, ritenuti elementi di spicco del clan Cintorino, collegato alla cosca dei Cursoti

CATANIA. Beni per 1,5 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Catania ai fratelli Alfio e Salvatore Tancona, ritenuti elementi di spicco del clan mafioso Cintorino, collegato alla cosca dei Cursoti.
Le proposte, che riguardano anche i loro rispettivi figli maschi, i cugini omonimi Salvatore Tancona, erano state presentate dalla Dda della Procura etnea su indagini della Dia nell'ambito dell'operazione Nuova Ionia, sfociata nell'arresto di 22 indagati nel gennaio scorso.

Ci sono immobili, conti correnti ed imprese commerciali tra i beni per un valore di 1,5 milioni di euro sequestrati dalla Dia di Catania ai fratelli Alfio e Salvatore Tancona, ritenuti elementi di spicco del clan mafioso Cintorino, collegato alla cosca dei Cursoti. I beni sono un
immobile abusivo su un terreno a Fiumefreddo di Sicilia (Catania), intestato al padre Carmelo, e vari conti correnti bancari e postali; tre imprese commerciali: una rivendita di generi alimentari, un bar-tabacchi e una ricevitoria del lotto a Fiumefreddo di Sicilia e a Taormina (Messina); una società, con sede a Fiumefreddo, per la gestione di esercizi pubblici in genere. Sono inoltre stati sequestrati 10 veicoli, tra cui un autocarro ed un furgone. Alfio e Salvatore Tancona sono attualmente detenuti per delitti di mafia. Erano stati già raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere nel maggio del 2012 e, unitamente ai rispettivi figli, nel gennaio del 2013, nell'ambito dell'operazione «Nuova Ionia», per associazione per mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, delitti in materia di armi. Le indagini hanno accertato anche un consistente traffico di droga e la detenzione e il porto di armi, attività criminali che sarebbero state capeggiate dalle famiglie Tancona e da Roberto Russo. Accertamenti sui redditi dei fratelli Tancona hanno permesso di identificare diversi cespiti patrimoniali di cui sarebbero stati titolari, benchè formalmente fossero intestati a loro parenti prossimi. Le indagini hanno evidenziato forti profili sperequativi tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto tali da fondare la presunzione di un'illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose connesse all'organico e prolungato inserimento dei fratelli Tancona nell'organizzazione.

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