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Caltagirone, si intascò i soldi del bollo auto: ora dovrà risarcire la Regione

Condannato il titolare di una ricevitoria che ora dovrà ridare 257 mila euro

CATANIA. Il titolare di una ricevitoria di Caltagirone, Martino Ottimofiore, è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire mille 257 euro alla Regione per essersi intascato i soldi delle tasse automobilistiche pagati dai suoi clienti. Dovrà, invece, essere rifatto il procedimento a carico di un imprenditore agricolo di Maniace, Carmelo Destro, accusato di un danno erariale da 7 mila 625 euro per avere indebitamente percepito dall’Agea contributi comunitari in qualità d’imprenditore zootecnico. Le due decisioni sono state recentemente depositate dai giudici contabili. Contro Martino Ottimofiore, titolare di un’agenzia caltagironese di riscossione, aveva presentato un esposto l’Agenzia delle Entrate perché tra il 2008 e il 2009 sarebbe stata in alcuni casi “rilasciata regolare quietanza ai contribuenti, senza registrare i relativi pagamenti nel sistema informatico”, in altri rilasciata quietanza di versamento “fantasma” in banca. L’inganno – ricorda la Corte nelle motivazioni – era stato smascherato dopo riscontri sui contribuenti “morosi” che aveva esibito all’Agenzia le ricevute di pagamento. Invitato a difendersi, Ottimofiore “non ha fatto pervenire alcuna nota in sua difesa né chiesto di essere sentito”: il verdetto per danno erariale “provocata da dolo” è stata, quindi, pronunciata in contumacia.  La Sezione d’Appello, invece, ha rinviato in primo grado il giudizio di responsabilità amministrativa a carico di Carmelo Destro per un presunto danno patrimoniale da 7 mila 625 euro. I magistrati hanno accolto il ricorso della Procura, annullando una precedente ordinanza della Corte che aveva dichiarato l’improcedibilità dell’azione in quanto l’Agea aveva già intimato la restituzione dei fondi. L’imprenditore era stato denunciato dalla Guardia di finanza “poiché, da sorvegliato speciale, non avrebbe potuto chiedere, né tantomeno ottenere finanziamenti pubblici tra il ’95 e il ‘98”. Malgrado il divieto, però, aveva “inoltrato all’Agea varie domande, sottacendo l’esistenza di ragioni ostative alla concessione delle sovvenzioni richieste”.

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