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Palagonia, «Cosa nostra gestiva assunzioni»

Massimo Oliva e Giovanni Buscemi imponevano alle imprese del Calatino assunzioni, subappalti e fornitori Giovanni Buscemi

PALAGONIA. Impassibili alle dinamiche che li coinvolgevano, le ramificazioni catanesi e siracusane di Cosa nostra imperversavano nella zona Calatina imponendo le assunzioni e i sub appalti alle imprese. «Lavoro & mazzette» chiedeva la mafia, che taglieggiava due imprese di Gela, presenti con i loro cantieri a Palagonia e Scordia.
Un gruppo di collaboratori di giustizia, il coraggioso contributo fornito dagli imprenditori, l’attività investigativa del carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Palagonia, hanno consentito alla Dda di Catania di chiedere e ottenere al Gip etneo quattro ordinanze di costodia cautelare in carcere, contro i catanesi Mario La Rocca e Bruno Gagliamo, 33 anni il primo; 31 anni il secondo e i palagoniesi Giovanni Buscemi e Massimo Oliva, entrambi di quarant’anni. I primi due sono stati svegliati nel cuore della notte nelle rispettive abitazioni, nell’ambito di quella che è stata battezzata operazione: Poker face; i secondi si sono visti notificare in carcere il provvedimento, essendo detenuti a Bicocca nell’ambito del processo-inchiesta: Iblis.
Contestate le estorsioni in danno della Sicilsaldo e della Martorana Costruzione, due imprese di Gela (Caltanissetta), costrette ad assumere gli operai indicati dalla cosca, a subappaltare l’esecuzione di parte dei lavori che le due imprese si erano aggiudicate, infine, a rivogersi ad imprese compiacenti per la fornitura di mezzi e materiali per tutte le attività da svolgere nel territorio di Palagonia. Tale contestazione riguarda in particolare Massimo Oliva e Giovanni Buscemi, accusati di essersi avvalsi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza a Cosa nostra.
A Mario La Rocca e Bruno Gagliano è stata contestata la circostanza di avere fatto parte del clan Nardo, operante nei territori di Lentini, Carlentini e Francofonte (in provincia di Siracusa) e nei territori limitrofi della provincia di Catania (Scordia e Palagonia), avente peculiari connotazioni sinergiche che lo riconducono alla sfera d’influenza dell’organizzazione mafiosa di Cosa Nostra.

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