CATANIA. Finito sul lastrico a causa degli usurai ai quali si era rivolto per pagare le cure per il figlio, dopo aver denunciato i suoi strozzini ha cessato l'attività imprenditoriale e adesso chiede solamente di poter lavorare per mantenere la famiglia dignitosamente. È la storia del ceramista Bennardo Raimondi, salvato dal suicidio dai carabinieri, che da ieri espone le sue creazioni artigianali nel centro Le ciminiere di Catania per ricavare un minimo guadagno che gli consentirà di sopravvivere. L'iniziativa si conclude domani. Raimondi è riuscito a reagire grazie all'assistenza di Salvo Campo, presidente dell'Associazione siciliana antiracket (A.si.a.), che presta aiuto e solidarietà alle vittime di racket ed usura. «Ho perso il lavoro, gli amici e i parenti - ha affermato l'artigiano - ma non ho perso le mani che mi permettono ancora di produrre oggetti di ceramica e la dignità di uomo. Sono cosciente di aver sbagliato a non aver denunciato subito i miei aguzzini. Adesso racconto la mia esperienza nella speranza che serva da esempio ai giovani e a quanti, loro malgrado, cadono in questo circolo vizioso». Alla cerimonia di inaugurazione dell'esposizione hanno partecipato i rappresentanti istituzionali della città, gli studenti della scuola media «Cavour» diretti dalla prof.ssa Rita Cardillo che hanno, tra l'altro, cantato a cappella l'Inno nazionale. Raimondi ha ringraziato, infine, il commissario della Provincia Regionale Antonella Liotta per avergli concesso lo spazio espositivo a titolo gratuito.
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