CATANIA. La crisi c'è e si sente: rispetto al 2012 si spende dal 20% al 30% in meno. Questi sono i dati rilevati dalla Confesercenti etnea a seguito di un'attenta indagine condotta sull'aziende del settore abbigliamento e calzature. Le attività della città e provincia aderenti alla Fismo (Federazione italiana settore moda), interpellate a tal proposito rivelano che l'inizio delle svendite estive segna una diminuzione della spesa pro-capite. A due settimane dal via ai ribassi, l'associazione dei commercianti si fa portavoce del malcontento e della preoccupazione generale degli utenti.
Meno vendite, meno scontrini. "L'incasso giornaliero di un negozio accessibile si aggira intorno ai 70 euro - dice Salvo Politino, direttore di Confesercenti - ma la crisi, tuttavia, tocca anche i negozi frequentati da una fascia di clienti medio-alta. Se nel 2012 questi esercizi incassavano 1500 euro al giorno, quest'anno nello stesso periodo ne hanno incassati solo 600. Meno della metà. Inoltre, interrogati sulla liberalizzazione dei saldi il 70% dei commercianti ha dichiarato di non essere d'accordo. La nostra città si regge da sempre sulle attività commerciali ed è in atto una lenta agonia. Non possiamo permetterci che tutto questo venga sottovalutato. Noi continueremo a farci portavoce delle esigenze delle imprese e a chiedere con forza alla classe politica interventi urgenti per mantenere le saracinesche alzate".
"Il dato è realmente preoccupante, in quanto tutti ci aspettavamo una inversione di tendenza nei consumi - dice il presidente della Fismo, Giuseppe Cristoforo - e i saldi dovevano rappresentare un'occasione di rilancio tanto per i commercianti che per i clienti, ma anche stavolta dobbiamo registrare un altro punto a sfavore del commercio".
Evidentemente la mancanza di contante frena gli acquisti e chi il contante ce l’ha preferisce spenderlo in maniera mirata.