CATANIA. Sospirone di sollievo per ex consiglieri e componenti della giunta Castiglione alla Provincia.
La Corte Costituzionale, infatti, ha appena «cancellato» per le Regioni a statuto speciale – come la Sicilia – la norma che prevede sanzioni a carico degli amministratori negli enti locali in caso di sforamento del patto di stabilità.
Lo «sbilanciamento» dei conti provinciali, causato (soprattutto, ma non solo) dal risarcimento-record da 24 milioni a favore dell’Ifi per un vecchio contenzioso malgestito per decenni da politici e burocrati di Palazzo Minoriti, aveva già rovinato il sonno a molti.
Dover restituire il 30 per cento delle indennità percepite nel solo 2010 – primo anno di “sforamento”, come da sentenza della Corte dei Conti – avrebbe comportato una stangata da 6 a 20 mila euro per ciascun amministratore. Considerato, poi, che risulta ormai certo come il “patto” sia stato violato pure per il periodo 2011-2013, le cifre sarebbero state da capogiro.
E invece no: “Con questo principio stabilito dalla Consulta, niente sanzioni che peraltro qualcuno avrebbe voluto applicare retroattivamente”, commenta Santo Primavera, esponente Udc ed ex presidente della commissione Bilancio del Consiglio provinciale, tra i più attenti e competenti analisti della controversia giuridica provocata dal “caso Ifi” e dal verdetto pronunciato dalla Sezione di Controllo della Corte dei Conti.
Primavera, che come gli altri colleghi aveva presentato opposizione al procedimento di incasso delle sanzioni avviato dagli uffici provinciali, dichiara: “Adesso, si pone fine a questa ventilata e per nulla chiara ipotesi di applicazione di misure che, secondo alcuni, comprendeva pure il recupero retroattivo di somme a nostro carico.
Altre Corti dei Conti, invece, avevano stabilito che le sanzioni andavano applicate dall’anno successivo alla dichiarazione della violazione del patto di stabilità. Noi consiglieri, peraltro, rischiavamo di dover pagare pur essendo stati tenuti all’oscuro di tutto. Debito Ifi, innanzitutto.
Adesso, spetta al commissario dell’ente (Antonella Liotta, ndr) e agli altri organi competenti l’individuazione delle responsabilità per quanto avvenuto. A noi, invece, resta l’amarezza per gli attacchi subiti ingiustamente dal Consiglio”.
Assessori e consiglieri del “passato prossimo”, dunque, possono rifiatare. La sentenza della Corte Costituzionale esclude anche l’applicazione di altre misure quali il blocco della spesa corrente e delle assunzioni, comunque inevitabili perché l’ente resta “a secco” di denaro. Gli accertamenti sulle presunte stranezze nei bilanci della Provincia, intanto, non si sono certo conclusi. Un’inchiesta penale e un’altra contabile, infatti, sono scattate a seguito delle motivazioni della Sezione di Controllo che, fra l’altro, ha parlato di “grave irregolarità rilevata” e di “forme elusive” per il raggiungimento del patto.