CATANIA. Ha tentato di raggiungere suo fratello maggiore in Svezia, che non vede da 8 anni, pagando circa 4mila dollari e perdendo per strada moglie e madre, che sono dovute restare in Egitto. Adesso è nella scuola Andrea Doria di Catania, assieme a un'altra quarantina di suoi connazionali siriani nella speranza di potere lasciare l'Italia. E annuncia l'intenzione di «iniziare uno sciopero della fame se non avrà garanzie» di potere andar via. È la storia del 23enne Abdel Majel sbarcato ieri sul lungomare della Plaia che spera di andare via dal nostro Paese, perchè il sogno suo, e dei suoi connazionali, è raggiungere il Nord Europa. Ieri appena arrivato è riuscito a contattare, con un telefonino di un volontario, suo fratello maggiore, Rusam, che da stamattina è a Catania. Arrivato dalla Svezia ha cercato di poterlo incontrare, ma non è stato possibile per lui entrare per problemi legali. Così si sono abbracciati separati dalle inferriate, e si sono parlati e promesso di rivedersi presto. «Non mi ha potuto portare un pò d'acqua - afferma Abdel - ed è tutto triste. Spero di potere andare via presto. Sono fuggito dalla Siria per una prospettiva futura. Sono partito con mia moglie e mia madre, con l'obiettivo di raggiungere mio fratello in Svezia. Ma le hanno fermate in Egitto, per problemi diplomatici, non le hanno fatte passare. Ho pagato in tutto 4mila dollari per cercare un futuro migliore». Il viaggio, conferma anche lui, è avvenuto «con una nave madre che trainava» il piccolo peschereccio che si è incagliato in una secca della Plaia di Catania. È stata dura. Dice di «avere rischiato la vita tre volte» durante la traversata, ma l'ha tenuto in vita la speranza. Quella speranza che, per lui, adesso è fuori da quella scuola: suo fratello. Ma l'iter burocratico lo terrà bloccato dentro.
Come gli altri suoi connazionali anche stanotte dormirà nella scuola Andrea Doria di via Case Sante, e domani, probabilmente, anche lui sarà trasferito nel Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo in attesa di ottenere il riconoscimento di rifugiato politico.