CATANIA. Il secondo trimestre 2013 fa registrare il primato catenese nel settore dei fallimenti in Sicilia. Registrate 1.833 iscrizioni contro 1.589 cessazioni di attività. È il dato di sintesi più significativo rilevato da Movimprese - sulla natalità e la mortalità delle imprese, condotta da InfoCamere nella provincia.
Il sistema delle imprese avanza, ma ha il fiato decisamente corto. Nel secondo trimestre dell'anno il saldo tra aperture e chiusure delle imprese catanesi fa segnare un bilancio positivo per 244 imprese in più. Oggi risultano attive 80.370 contro le 80.227 del primo trimestre 2013. Ma i dati sono negativi rispetto alle 81.510 imprese attive nel secondo trimestre 2012.
Con 113 fallimenti aperti nel primo semestre 2013 (+4 rispetto al 2012), il capoluogo si posiziona al tredicesimo posto della graduatoria nazionale e al primo posto di quella regionale dove in misura più o meno pesante sono colpiti commercio, artigianato, industria, turismo e costruzioni. Saldo positivo, invece, per il settore dell'agricoltura e per le imprese non classificate.
Il commercio registra un saldo negativo di 210 imprese: 351 iscrizioni e 561 cessazioni, ossia il 35% contro il 31% del primo trimestre 2013 e il 20% del secondo trimestre 2012.
L'artigianato presenta nel secondo trimestre 2013 un saldo negativo di 186 imprese: 343 iscrizioni e 529 cessazioni, pari al 33%, contro il 21% del primo trimestre 2013 e il 36% rispetto al secondo trimestre 2012. Tra gli altri settori, nel secondo trimestre 2013, in termini relativi spiccano i bilanci negativi dell'industria: -87 (51 iscrizioni contro 138 cessazioni); del turismo: -36 (35 contro 71); delle costruzioni: -138 (99 contro 237). Saldo positivo per l'agricoltura: +18 (146 iscrizioni contro 128 cessazioni), rispetto al primo trimestre 2013. mentre per le imprese non classificate si registra un +766 (979 iscrizioni contro 213 cessazioni).
«L'economia cresce - dice il direttore di Confesercenti, Salvo Politino - se riusciamo a rilanciare le imprese perché è solo dalle imprese che viene il lavoro. Il tessuto produttivo sta combattendo una battaglia di resistenza ormai da anni. La caduta dei consumi e degli investimenti hanno ”impantanato” le possibilità di ripresa del mercato interno. Serve una forte iniezione di fiducia e di risorse. Oltre a quelle del credito, indispensabili per dare operatività alle imprese, serve mettere a frutto con intelligenza quelle messe a disposizione dall'Europa. A pochi mesi dalla chiusura del ciclo 2007-2013, abbiamo davanti la sfida ad accelerare la spesa per utilizzare i quasi 30 miliardi di euro di risorse disponibili. Le cause della crisi sono da ricercare nella mancanza di una politica a supporto delle piccole imprese, nell'eccessiva pressione fiscale, nel costo del lavoro. La politica nazionale e regionale deve immediatamente dare delle risposte serie e concrete».Confesercenti, Salvo Politino: «L’economia cresce se si rilanciano le imprese. Solo da esse viene il lavoro».