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Formazione a Catania, si scava sui familiari dei politici

CATANIA. Politica e formazione professionale, un intreccio esplosivo perverso per canalizzare fiumi di soldi pubblici in tasche private, un patto scellerato che lega Catania a Palermo e Messina. Un’inchiesta che è tutta da sviluppare. Non a caso alla vigilia del blitz Pandora, la Procura distrettuale etnea ha ordinato alla Guardia di finanza etnea di sequestrare gli elenchi di tutti coloro che negli anni sono stati a libro paga di Iraps, Anfe, Issvir e Anfes, documenti depositati nella sede dell’assessorato regionale che si occupa di Formazione. Si tratta complessivamente di una cinquantina di persone, i cui nomi non figurano nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catania nell’inchiesta: Pandora, ma sul conto delle quali sono in corso verifiche sottotraccia. Attorno a queste cinquanta persone circolano sempre più insistenti indiscrezioni, che gli inquirenti e gli investigatori non confermano, ma neppure smentiscono. Si tratterebbe di mogli, cognate, sorelle, cugine che sono state «parcheggiate» da esponenti della politica siciliana. Si fanno i nomi dei big di Mpa. Unico a parlare l’ex presidente della Regione e numero uno degli autonomisti, Raffaele Lombardo si è limitato a dire di «essere all’oscuro di qualunque informativa a suoi familiari», mentre per gli altri, non è stato possibile ottenerere repliche o informazioni. Un avviso di garanzia sarebbe stato inviato alla moglie dell’ex deputato nazionale Angelo Lombardo, fratello di Raffaele. I legali di Angelo Lombardo hanno affermato di «essere all’oscuro».
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