CATANIA. E' di oltre 17 miliardi di euro l'ammontare delle giocate degli italiani in un anno, sul circuito legale, che corrisponde all'1% del Pil. Di questa cifra circa il 50% finisce all'Erario. Gli occupati nel settore sono circa 220.000, in gran parte diplomati e laureati, con una percentuale di personale qualificato sempre più crescente. Nel 2004 gli occupati contrattualizzati erano appena 2.000, nel 2009 ben 20.000: una crescita, quindi, esponenziale sul territorio nazionale. Solo il 5% delle aziende dell'industria del gioco e dell'intrattenimento, però, è al Sud. Il "sistema gioco", quindi, rappresenta un settore importante dell'economia, in costante crescita e regolamentazione, soprattutto da quando, nel 2.000, si è andati verso un adeguamento del quadro normativo che era fermo al 1948.
Questi dati, la fotografia della situazione attuale e il possibile sviluppo, sono stati analizzati nel corso di un'incontro organizzato da Confindustria Catania con Massimo Passamonti, presidente Confindustria Sistema Gioco Italia; Giovanni Emilio Maggi, vicepresidente; Immacolata Romano, membro del direttivo, Maria Paola Ferro, dirigente del Dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio Epidemiologico dell'Assessorato regionale alla Salute, e da Pieremilio Vasta, presidente della Conferenza dei Comitati consultivi delle Aziende sanitarie della Regione Siciliana. Il "gioco d'azzardo patologico", infatti, ormai da anni viene censito e curato, come una patologia simile alla tossicodipendenza.
"Confindustria ha preso coscienza dell'importanza del settore, dal punto di vista economico, occupazionale e sociale - ha sottolineato Massimo Passamonti - per questo abbia redatto un Piano regolatore del gioco, già presentato al Ministero dell'Economia e alla Camera, che punta a consolidare il mercato escludendo l'ampliamento dell'offerta dei giochi; la qualificazione degli operatori, riducendo le macchine e i punti di distribuzione e garantire gli utenti".
Resta il problema del gioco illegale che, al Sud, resta particolarmente diffuso con un fatturato stimato di circa il 50% di quello regolare.
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