Catania

Giovedì 03 Ottobre 2024

Agricoltura, lavoro in picchiata a Piana di Catania

CATANIA. Brusco calo delle giornate lavorative in agricoltura nella Piana: meno 25 per cento. Se ne è discusso all’assise organizzata a Paternò dalla Uila Uil a Palazzo Alessi, dove si è riunito il direttivo provinciale del sindacato di categoria. La questione è stata posta dalla Uil all’attenzione del presidente della Reione «Con il quale - dice Roberto Prestigiacomo, della sezione di Paternò della Uila - abbiamo avviato un tavolo di concertazione per trovare le risorse necessarie per fronteggiare la crisi».
Alla fine, si scopre anche che il «lavoro nero» non penalizza solo i lavoratori italiani, ma anche quello della manodopera extracomunitaria. «Il ”lavoro nero” è una piaga - dice ancora il segretario paternese della Uila - che noi in più di una circostanza abbiamo denunciato, ma fino ad oggi non abbiamo avuto risposte adeguate. In tal senso abbiamo attivato grazie alla collaborazione della Prefettura, della Guardia di finanza e dall'ispettorato del lavoro, un numero verde attraverso il quale, i lavoratori possono segnalare le aziende che non rispettano le normative in tema di lavoro».
Nella passata stagione si è registrato il 25% in meno delle giornate lavorative e secondo le previsioni, le giornate lavorative previste per quest’anno saranno ancora di meno. Sono poco più di 4.500 i braccianti agricoli nella zona di Paternò, almeno 1.500 non sono regolarizzati, soprattutto lavoratori che provengono da Romania, Polonia e Bulgaria. Per Nino Marino, segretario provinciale della Uila per combattere questo fenomeno la federazione sindacale unitaria ha avviato incontri aziendali con gli imprenditori del settore allo scopo di verificare il rispetto delle condizioni contrattuali. «Inoltre - aggiunge - stiamo attivando una serie di controlli sulle aziende e sui commercianti della zona. Purtroppo oltre alla piaga del ”lavoro nero”, abbiamo quella del ”lavoro irregolare” cioè lavoratori assunti ma sottopagati, la cui percentuale si aggira intorno al 60 per cento»

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