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Uccide la madre e si toglie la vita Tragedia familiare a Fiumefreddo

FIUMEFREDDO. Non sopportava che casa sua, a qualunque ora del giorno e della sera, fosse piena di clienti della madre 'guaritrice' e cartomante che li avrebbe dovuti liberare da dolori e malocchio. Questa la causa scatenante, secondo i carabinieri, della tragedia che si é consumata stamane, poco prima dell'alba, in una abitazione al piano terra di Via Vittorio Emanuele III a Fiumefreddo di Sicilia, un paese della riviera Jonica.
Pietro Battiato, 39 anni, al culmine dell'ennesimo litigio ha impugnato un grosso coltello da cucina e ha ucciso la madre, Angela Zappalà, di 59, tagliandole le gola; poi, dopo avere fatto harakiri con la stessa arma, è morto in ospedale a causa delle gravi ferite. La vittima, madre di tre figli, dopo essere rimasta vedova da Biancavilla, suo paese d'origine, si era trasferita a Fiumefreddo di Sicilia per stare vicino all'uomo che aveva sposato in seconde nozze. Quest'ultimo a causa di un incidente stradale ha perso entrambe le gambe ed é ospite di una casa di cura della zona.
La donna, che viveva insieme al figlio, aveva intrapreso l'attività di 'guaritrice' e cartomante 'fai da te' per pochi euro. Molte, stando alle testimonianze dei vicini di casa, le persone che si rivolgevano a lei, per lo più venute da fuori paese. In casa i carabinieri hanno trovato tarocchi e santini. Alcuni vicini hanno riferito di continue discussioni tra i due, anche se in passato non erano mai state segnalate ai carabinieri liti tra la donna e il figlio. L'omicida, un operaio edile che lavorava in un cantiere del paese, viene descritto come un tipo riservato e un gran lavoratore. Nel suo passato solo un piccolo precedente penale: nel 2005 venne arrestato perché trovato in possesso di 10 grammi di marijuana.
Secondo la ricostruzione degli investigatori tutto sarebbe avvenuto in pochi attimi nella camera da letto. Subito dopo aver sgozzato la donna, ancora in vestaglia, Pietro Battiato telefona al 113: "Venite, ho ucciso mia madre". La chiamata viene smistata ai carabinieri del reparto operativo di Catania e della compagnia di Giarre. Questi ultimi intervengono subito sul posto assieme al personale medico del 118. In casa trovano l'uomo seduto in cucina che fuma una sigaretta, con ancora in mano il coltello.
Ai militari l'assassino spiega: "Ho litigato con mia madre, non ce la facevo più...". Poi, prima che i carabinieri riescano a disarmarlo, rivolge la lama verso l'addome e fa harakiri. Trasferito d'urgenza nell'ospedale di Taormina, dove i medici tentano di salvarlo sottoponendolo ad un difficile intervento chirurgico, morirà qualche ora dopo a causa dell'emorragia e per le gravi lesioni interne.

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