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Omicidio Paratore, tradì i patti e fu ucciso Custodia cautelare a due pregiudicati catanesi

CATANIA.  Agenti della squadra mobile di Catania hanno notificato a Francesco Di Stefano, di 40 anni, detenuto nel carcere «Lorusso e Cotugno» di Torino, una ordinanza di custodia cautelare perchè ritenuto, in concorso con il collaboratore di giustizia Michele Musumeci, di 31 anni - quest'ultimo già giudicato dalla Corte d'Assise - responsabile dell' omicidio di Daniele Paratore, ucciso a 35 anni il 18 aprile del 2009.
L'uomo è anche accusato di detenzione e porto illegali di armi da fuoco aggravati dall'aver agito per agevolare l'attività dell'associazione mafiosa dei 'Cursoti milanesì della quale Di Stefano era a capo.    
Il provvedimento restrittivo è stato emesso il 9 dicembre scorso dal gip di Catania al termine di indagini coordinate dalla Dda di Catania e condotte dalla squadra mobile. L'agguato a Paratore avvenne in via Bainsizza, nel quartiere di San Berillo Nuovo.
Secondo quanto accertato dagli investigatori la causa scatenante del delitto fu il coinvolgimento di Paratore in traffici di droga. Secondo quanto accertato Daniele Paratore per l'acquisto di stupefacenti avrebbe accumulato debiti nei confronti di trafficanti che, non ottenendone il pagamento, avevano deciso di ucciderlo.
Per sfuggire ai trafficanti Paratore si sarebbe visto costretto a cercare protezione nel gruppo dei Cursoti milanesi, che gestisce gran parte dello spaccio di droga in quel quartiere. La cosca saldò subito parte dei suoi debiti, chiedendogli in cambio di vendere lo stupefacente per conto del sodalizio.
In un primo momento Paratore avrebbe mantenuto i patti ma successivamente sarebbe tornato a spacciare per conto proprio. Ciò non fu assolutamente tollerato dal gruppo, che decretò la sua uccisione.

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