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Tribunale, 1.500 gli sfratti pendenti a Catania

CATANIA. Oggi scade la tredicesima proroga degli sfratti per 1500 nuclei familiari di Catania che non godono di redditi alti e per quelli dei quali fanno parte anche malati terminali, anziani, figli minori e portatori di handicap. "Sono quelli depositati al Tribunale - dice Carlo D'Alessandro, segretario generale del Sicet - per i quali l’autorità giudiziaria è chiamata a pronunciarsi. Molti di questi sfratti sono per morosità incolpevole, cioè morosità di persone che, a seguito di licenziamenti lavorativi, non sono più in grado di sostenere le spese di un affitto. Gente che comunque, per gravi problemi economici, non possono più permettersi una casa". La situazione della morosità incolpevole è quella che sta più a cuore al Sicet, vista la mole degli sfratti ad essa imputati.
"È opportuno - afferma D'Alessandro - che la Prefettura riesca a "graduare" questa tipologia di sfratti per dare un pò di respiro a tante famiglie in emergenza abitativa. Una normativa, introdotta nel programma del Governo, che viene gestita dalle singole prefetture, le quali hanno il compito di verificare le motivazioni per cui la morosità è incolpevole. Quindi richiedendo una modulistica o altro che certifichi il disagio economico, la prefettura può accertarsi del livello di bisogno degli sfrattati, magari stilando anche una graduatoria".
La situazione degli sfrattati però non verrà definita oggi. Dopo questa ennesima scadenza ci sarà un'altra proroga sui rilasci che durerà sei mesi, durante i quali gli sfrattati, accompagnati dai propri legali, attenderanno ciascuno la loro sorte decisa dalle sentenze che verranno emesse dal tribunale di Catania. Ma i problemi delle politiche abitative catanesi non sono finiti qui. Oltre alla situazione degli sfratti per morosità incolpevole, il Sicet denuncia anche la situazione che riguarda la Tasi, dapprima proposta dal Governo, e adesso diventata legge.
"Si tratta - dice D’Alessandro - di servizi che vanno dall'illuminazione delle strade, allo stato delle stesse. Servizi che, secondo la legge, devono pagare gli inquilini. La percentuale di pagamento richiesta varia dal 10% al 30% a discrezione dei comuni interessati, ai quali il Governo ha dato la possibilità di poter scegliere. Una legge inaccettabile perché in questo modo si aumenta di fatto il costo complessivo dell'abitare in affitto anche per gli inquilini più deboli".

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