CATANIA. "Come difensore della parte offesa ho chiesto la riesumazione del cadavere": lo ha annunciato in conferenza stampa l’avvocato Giuseppe Lipera, che assiste Fabio Matà, il figlio di Maria Concetta Velardi, la vedova uccisa lo scorso 7 gennaio al cimitero. Lo studio Legale Lipera ha presentato alla Procura una richiesta di riesumazione del cadavere della vittima per effettuare nuovi accertamenti e in particolare modo su alcuni profondi graffi alla schiena nella parte sacrale destra del corpo della vittima che, secondo il legale, implicano il coinvolgimento di una donna nel delitto. L'immagine dei graffi, riprodotta in bianco e nero e mostrata ai giornalisti in foto, secondo Lipera, è compatibile per la sottigliezza del tratto ad un'unghia appuntita presumibilmente quella di una donna. "Un'ipotesi che ha grande possibilità, ci sono altri segni — dice il penalista — che fanno anche pensare al coinvolgimento di più persone, tra cui una donna". Segni evidenti, compatibili, ipotesi confermata dal consulente di parte, il medico legale Antonella Milana che chiarisce: "Non mi sento di fare valutazioni definitive per il momento perché è necessario acquisire l'esito di tutti gli accertamenti che sono in corso e che sono estremamente importanti per la definizione della parte necroscopica che così non può avere una risposta definitiva". La riesumazione del cadavere della vittima servirà ad avvalorare l'ipotesi della difesa del coinvolgimento di una donna e a trovare eventuali tracce biologiche nella zona dei graffi. Fabio Matà, dallo scorso 24 gennaio è indagato: con lui compaiono nel «registro» altre due persone, due uomini che Matà conosce, due frequentatori abituali del cimitero che avrebbero avuto contatti con la vittima. "Una situazione che dire tragica è poco - dice Fabio Matà - ho rapporti normali, di conoscenza da cimitero con gli altri due indagati". Lipera difende il suo assistito come parte offesa e come indagato. "L'obiettivo non è proteggere il sottufficiale - dice Giuseppe Lipera - ma conoscere la verità. Ci siamo attenuti al segreto in rispetto del lavoro degli investigatori, ma c'è una traccia, i graffi sulla schiena della vittima, che ci fa pensare che una donna abbia partecipato al delitto. Con la riesumazione del corpo proveremo a cercare le tracce biologiche dei graffi". Lanciando un nuovo appello ai giornalisti il penalista ha aggiunto: "Gli altri indagati? Perchè non ve li andate a cercare. La nostra finalità è quella di cercare uno o più colpevoli non di fare un processo". Sul fronte delle indagini, per metà marzo sono attesi i risultati del Gabinetto di Polizia Scientifica di Palermo. L'esame del Dna sui capelli biondi trovati tra le mani di Maria Concetta Velardi forse chiariranno ogni dubbio. Potrebbe essere la comparazione con il Dna dei tre indagati a dare una svolta importante all'inchiesta.