CATANIA. Sarebbe stato un affare in famiglia il comando della cosca dei 'Carateddì, legati al clan Cappello: dopo l'arresto del capo, Orazio Privitera, detenuto in regime di 41 bis, a ereditare la reggenza dell'organizzazione sarebbe stata la moglie del capomafia, Agata Balsamo. È quanto emerge dalle indagini dell'operazione 'Prato verdè della Dia di Catania che, in collaborazione con la Bka tedesca, sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 27 indagati tra Sicilia, Lombardia, Piemonte e Germania. Secondo l'accusa, la donna avrebbe impartito ordini e mantenuto i collegamenti fra il marito ed i singoli associati, imponendo il pagamento di somme a titolo estorsivo e sostenendo le spese legali per gli associati attraverso una cassa comune. Quest'ultima sarebbe stata alimentata con i proventi delle estorsioni, dell'imposizione delle 'guardianiè nei terreni e dello sfruttamento di terreni agricoli da cui sarebbero stati tratti enormi vantaggi economici grazie al fraudolento accaparramento di erogazioni pubbliche a fondo perduto da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) per oltre un milione e mezzo di euro. I dettagli dell'operazione antimafia saranno forniti durante una conferenza stampa che si terrà alle 10.30, nella sala conferenze della Procura, dal procuratore distrettuale Giovanni Salvi e dal direttore della Dia, Arturo De Felice.