CATANIA. Stazioni dismesse affittate dalle Ferrovie dello Stato con l’obiettivo di trasformarle in strutture ricettive, ma a condizioni svantaggiose per l’ente, che non solo non pagò mai i canoni ma, per di più, non le utilizzò mai.
Un “conto” da 278 mila euro, pagato dalla Provincia regionale di Catania nel 2008 tramite il pignoramento della somma presso la tesoreria del Banco di Sicilia, che ora la Corte dei conti imputa come presunto danno erariale all’ex presidente Nello Musumeci, oggi presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana e ad altri cinque componenti della sua giunta: gli assessori Ignazio Gambino, Salvatore Cristaldi, Vincenzo Oliva, Giovanni Ioppolo e Stefano Fisichella.
Tutti sono stati citati in giudizio dalla Procura regionale contabile e dovranno comparire il prossimo 17 aprile davanti alla Sezione giurisdizionale.
Secondo i pubblici ministeri di via Cordova gli amministratori in questione “hanno, con consapevole violazione del principio di economicità, delle regole minime di buon senso gestionale e del principio di competenza dei dirigenti alla stipula dei contratti, autorizzato il presidente Nello Musumeci a stipulare un contratto di locazione, particolarmente oneroso e svantaggioso per l’amministrazione, avente ad oggetto immobili mai utilizzati dall’ente”.
I fatti risalgono a ben tredici anni fa: Era il 4 aprile del 2001 quando la Provincia regionale etnea stipulò un contratto con Metropolis Spa (poi Ferservizi Spa), società che faceva capo a Ferrovie dello Stato Spa, per l’utilizzo delle stazioni dismesse di Filidonna, Militello, Mineo, Vizzini, Palagonia e Scordia. Secondo i progetti, i locali avrebbero dovuto essere ristrutturati a spese dell’amministrazione provinciale e utilizzati a fini turistico-alberghieri. Ma dopo tre anni di mancato pagamento dei canoni, nel dicembre del 2004 i Tribunali di Caltagirone e Siracusa disposero lo sfratto per morosità. Quattro anni dopo, non avendo la Provincia regionale di Catania mai versato le somme dovute (esattamente 277.903 euro), Ferservizi ottenne il pignoramento della stessa somma presso la Tesoreria de Banco di Sicilia.
La Procura della Corte dei conti ora ritiene responsabili di danno all’erario gli amministratori che adottarono “la delibera numero 980 del 23 novembre 2000, senza una documentata istruttoria tecnica sull’oggetto del contratto, sulla congruità del medesimo, sulla sua ragionevole eseguibilità”.
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