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Cantine Don Saro, battaglia finale per i lavoratori

CATANIA. I dipendenti delle Cantine Don Saro di Linguaglossa protestano questa mattina in via Etnea, sotto le finestre della Prefettura. Una protesta che trae origine dalla mancata applicazione dell’ordinanza emessa dal Cga il 30 settembre dello scorso anni, che prelude alla chiusura dell’azienda e alla conseguenza perdita degli undici posti di lavoro e alla sospensione al lavoro di diversi consulenti esterni.
Rosario Puglia, infaticabile imprenditore che ha avuto grosse noie con esponenti della criminalità organizzata del Nordest della provincia etnea, dice di trovarsi in ginocchio e di non potere continuare la propria attività di imprenditore vitivinicolo. Dal 2008 denuncia i propri estortori, che lo hanno fatto oggetto di numerose intimidazioni, ma non ha ceduto. Più volte ha denunciato eclatanti azioni di protesta e in un paio di occasioni i propri dipendenti, da circa sei mesi senza stipendio, sono stati costretti a presidiare l’azienda, per evitare il rischio che venisse «cancellata» da un atto di criminalità terroristica.
Il comitato di vigilanza presso la Prefettura ha quantificato il danno nella misura di 3 milioni di euro. Rosario Puglia punta l’indice contro le banche, ree a sua dire di non averlo sostenuto sotto il profilo economico. Vari direttori lo avrebbero osteggiato. Addirittura lo avrebbero messo in contatto con usurai. In questa esplosiva situazione la magistratura e le forze dell’ordine hanno cercato di fare chiarezza e le indagini hanno portato alla denuncia di alcune persone, sul conto delle quali è pendente giudizio.
La situazione però non si è sbloccata. La Cantine Don Saro non ha liquidità e trova difficoltà a rimettersi sul mercato. L’ordinanza del 30 settembre 2013 assegna una provvisionale a Rosario Puglia, ma si tratta di una somma che oggi non è stata ancora corrisposta per un ricorso fatto a dicembre dal commissario antiracket che è stato oltretutto respinto.
L’imprenditore è stato vittima di episodi intimidatori come il ritrovamento di una testa mozzata di un agnello accanto ad un coniglio morto. In passato Rosario Puglia si è reso protagonista di azioni eclatanti, come uno sciopero della fame durato oltre un mese, proprio per l’accesso al fondo nazionale per le vittime dell’usura. In quella occasione l’imprenditore aveva più volte ribadito “di essere stato lasciato solo dalle Istituzioni, nella lotta alla mafia”.
Adesso c’è una sentenza del Cga che ritiene meritevole di accoglimento presentato dai legali di Rosario Puglia nella parte nella quale si deduce un difetto di motivazione e di istruttoria dei provvedimenti impugnati, che invero, non è pienamente percepibile, tenuto altresì conto degli atti di segno favorevole alle richieste formulate in sede amministrativa dall’appellante.
Per tale Motivo il Cga ha ritenuto di dovere accordare a Rosario Puglia una provvisionale di 800 mila euro, qualora Rosario Puglia presti una fidejussione di pari importo, in favore del Commissariato straordinario per il coordinamento delle iniziativa antiracket e antiusura. Oppure 70 mila euro, che dovranno essere corrisposti con cadenza mensile per un massimo di 420 mila euro, qualora Rosario Puglia non prestasse la fidejussione richiesta.

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