CATANIA. Lo scandalo degli esami falsificati, all’Università di Catania, si appresta ad arrivare ai nastri di partenza all’interno del palazzo di giustizia. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Giovambattista Luigi Caruso e Giuseppe Sessa, dipendenti dell’Ateneo, insieme a Francesco Ferla e Daniele Fiore, questi ultimi nella qualità di studenti universitari. Le accuse che vengono conteste, a vario titolo, sono di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e accesso abusivo al sistema informatico. Le condotte vengono rilevate in concorso. Nella richiesta, che adesso passa al Gup, il magistrato ha descritto i fatti incriminati. «Caruso e Sessa hanno ricevuto da Francesco Ferla la somma complessiva di circa 2.500 euro, corrisposta in varie tranche, per avere effettuato la registrazione di 19 materie, previste dal corso di laurea in medicina, senza che Ferla avesse realmente sostenuto gli esami». Nel trio, appena citato, ognuno svolgeva un compito preciso, secondo gli inquirenti. A Caruso spettava la registrazione materiale degli esami mentre Sessa concordava, con lo studente, le somme di denaro e la scelta delle discipline. Nel lungo elenco figurano materie come farmacologia generale, clinica pediatrica, medicina di laboratorio e diagnosi integrata, patologia sistematica e clinica delle materie dell’apparato cardiovascolare, patologia sistemica e clinica delle malattie infettive e del sangue. Registrazioni falsificate, queste insieme ad altre 14, tra l’agosto del 2010 e l’ottobre del 2013 che avevano spianato la strada verso il titolo di dottore in medicina, per Francesco Ferla, conseguito il 22 ottobre 2013 con 110. A risultare falsata anche la media dei voti pari a 27,44; media che, in centesimi, faceva sedere il candidato all’esame conclusivo con una votazione superiore a 100. Per Daniele Fiore, invece, la magistratura contesta la falsa registrazione di una sola materia, patologia sistemica e clinica delle malattie dell’apparato cardiovascolare. Fiore, secondo gli inquirenti, avrebbe pagato 250 euro per evitare l’esame. Ad intermediare, tra lo studente e Giuseppe Sessa, sarebbe intervenuto proprio Ferla prima di giungere a Caruso che, ancora una volta, in qualità di «addetto alla registrazione informatica degli esami di profitto presso la segreteria dell’Università degli Studi di Catania», provvedeva materialmente a mettere nero su bianco.