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Catania, Corte di Cassazione: "Vietato vendere frutta all'aperto"

CATANIA. Nel solo mercato storico della Pescheria, gli ambulanti in possesso di licenze per la vendita all'aperto di prodotti alimentari sono ben 215. In città, sono migliaia - "almeno 2 mila", dice il condirettore di Confcommercio Francesco Sorbello - e rischiano di "finire in fuorigioco" a causa di una recente sentenza della Cassazione. La Terza sezione penale della Corte, infatti, ha reso definitiva la condanna a un'ammenda inflitta a un fruttivendolo di Nola, confermando quanto scritto in primo e secondo grado dai giudici campani. Che, ovviamente, ha valore in tutto il territorio nazionale: "La messa in commercio di frutta all'aperto ed esposta agli agenti inquinanti - ha scritto la Cassazione - costituisce una violazione dell'obbligo di assicurare l'idonea conservazione delle sostanze alimentari". La decisione, peraltro, investe pure i commercianti che hanno bottega ma espongono alcuni prodotti "sul marciapiede antistante l'esercizio commerciale, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito". Anche per loro, possibili le sanzioni.
Il presidente della commissione consiliare Commercio del Comune, Ludovico Balsamo, vuole correre ai ripari: "La sentenza favorisce i centri commerciali, ma è chiaro che va rispettata e applicata. Nello stesso tempo, però, abbiamo il dovere di tutelare i tantissimi lavoratori del settore e le loro famiglie. La prossima settimana, convocherò una riunione della commissione e inviterò l'assessore (Angela Mazzola, ndr). Con le organizzazioni di categoria dovremo verificare le soluzioni per ovviare al problema, consentendo che tutti possano mettersi in regola per proseguire tranquillamente nella propria attività". Già alcuni anni fa, però, il problema fu clamorosamente sollevato da un parlamentare europeo dopo una passeggiata turistica alla Pescheria: "All'amministrazione Stancanelli - ricorda Salvo Politino, direttore di Confesercenti - proponemmo in quell'occasione un piano di formazione gratuita per gli operatori, ma poi non se ne fece più nulla. Adesso, non possiamo che ribadire la nostra disponibilità".
Alla Confcommercio, Francesco Sorbello osserva stizzito: "Mai sentito dire che qualcuno sia morto per le condizioni di frutta e verdura comprati per strada, mentre mi risulta che si muore e parecchio a Gela e Augusta per le raffinerie. Ovviamente, bisogna distinguere chi ha regolare licenza e libretto sanitario dagli abusivi. Questi sì, rappresentano un pericolo per la salute pubblica. Nella mia stanza, ho la foto di uno che vende pesce in vasche posate sull'asfalto. Considerate la temperatura del manto stradale in estate e capirete perché io parlo di pesce precotto". Alla Polizia Municipale e al Servizio Igiene alimentare dell'Azienda sanitaria, comunque, spetta ora il compito di dare seguito al verdetto della Corte, che fa riferimento alla legge 283 del 1962 in materia di "disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande". L'assessore al Commercio Angela Mazzola, avvocatessa, conferma intanto che sta "studiando la sentenza". E, soprattutto, assicura che è pronta a fornire in tempi rapidi risposte concrete ai timori di migliaia di ambulanti cittadini.

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