CATANIA. Sì alla denuncia e alla demolizione dei vecchi sistemi, ma servono anche le riforme. Punta il dito contro il governatore Crocetta, presente in sala, Michele Pagliaro, segretario generale uscente di Cgil Sicilia che ieri ha aperto con la sua relazione il XV Congresso regionale alla presenza di 319 delegati in rappresentanza di 387.035 iscritti. Per Pagliaro, se si esclude il fronte della lotta alla mafia e alla corruzione, registriamo un “immobilismo inaccettabile dell’azione del governo regionale, che su lavoro, sviluppo e riforme ci consegna un bilancio davvero magro. Unico cambio di rotta, rispetto ai governi precedenti – ha sottolineato Pagliaro - l’iniziativa per la legalità”. Poi però riconosce che “la situazione ereditata da Crocetta è difficile e per cambiarla senza macelleria sociale, come ci è stato promesso durante la campagna elettorale è necessario il concorso di tutti gli attori sociali che credono nel cambiamento”. Il governatore, dal canto suo, non rinuncia a difendersi e replica: “Raggiungere i limiti di spesa europei, abolire le Provincie, introdurre il doppio voto di genere, salvaguardare tutti i lavoratori e tutti i precari, in una condizione finanziaria terrificante che abbiamo ereditato, rilanciare lo sviluppo attraverso 19 Zone Franche Urbane, avere rotto le gambe a i padroni della formazione che rubavano i soldi pubblici, un piano giovani da 100 milioni di euro. Mi si spieghi in quanti anni dei precedenti governi solo queste semplici cose sono state fatte...”. Pagliaro quindi passa in rassegna la drammatica radiografia occupazionale del territorio: dal 2008 persi 160 mila posti di lavoro, tasso di disoccupazione del 21%, quello giovanile del 51,3%. I Neet (giovani che non studiano e non lavorano) tra il 15 e i 29 anni sono 341 mila (500mila fino a 34 anni), gli abbandoni scolastici sono il 26,5% e, non ultimo, il dato sull’emigrazione giovanile: ogni anno 12 mila siciliani fra i 15 e i 34 anni abbandonano la terra natia. Le priorità per Pagliaro “recupero dell’evasione fiscale, 20 miliardi l’anno, la rinegoziazione col governo nazionale dell’articolo 36 dello Statuto per recuperare parte delle imposte di produzione, la lotta al sommerso e al lavoro nero, che fa venire meno un gettito annuo stimato di circa 800 milioni di euro”. Oggi chiusura dibattito, elezione del direttivo e a seguire del nuovo segretario regionale. Ca.Gr.
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