CATANIA. Una sfilza di associazioni e teatri privati: sono 32 a Catania e 16 in provincia, quelle che potrebbero subire dalla Regione Siciliana il ridimensionamento delle rispettive attività, se non l’azzeramento, senza il sostegno economico.
La pensano così il segretario confederale della Cgil Giovanni Pistorio e il coordinatore del Dipartimento Cultura Duilio Belfiore, che in una nota chiedono «che si ripensi e da subito, all’intervento pubblico della Regione nel teatro, anche attraverso finanziamenti adeguati. Viceversa sarebbe la progressiva ed irreversibile fine di secoli di tradizione teatrale. L’arte non può essere complessivamente condannata per colpe che il più delle volte sono da attribuire all’insipienza ed al pressappochismo di chi non guarda al futuro delle nostre generazioni ed alla coesione sociale e culturale del paese».
Per la Cgil è indispensabile ripensare a delle regole certe di settore per poter fruire delle risorse pubbliche «e ciò può avvenire - dice il sindacato - tramite l’istituzione di un fondo di premialità ed al conseguente varo di un regolamento organico sulla falsariga del Fus nazionale e di quanto disposto in tante altre Regioni (Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, ndr). Ciò in maniera tale da poter consentire a tutte quelle piccole realtà culturali, spesso ricche di storia e tradizione, di fare bene quelle attività per le quali si sono attrezzate ad operare e che quindi vanno promosse e tutelate».
Il teatro dialettale, quello sperimentale, il teatro delle diversità al quale gestisce un importante servizio sociale, le compagnie di danza, le associazioni musicali (queste ultime 8 a Catania e 5 in provincia, da sempre hanno il compito di avviare i giovani all’amore per l’arte e per il teatro e che capillarmente contribuiscono a diffondere un offerta culturale pluralista, facendo conoscere a migliaia di persone, che solo così possono avvicinarsi alla cultura, le tradizioni locali.
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