CATANIA. "Chiediamo a chi ha visto a farsi avanti e di contattarci. Ci appelliamo alla coscienza di chi sa e tace" A parlare è Alfio Strano, il papà di Pietro, il giovane licodiese di 19 anni, vittima di un incidente stradale avvenuto a Paternò la sera del 15 febbraio del 2012, rimasto in coma per 21 giorni al Cannizzaro prima di morire.
I familiari del giovane licodiese il padre Alfio, la madre Antonina e le sorelle Paola e Melinda, a distanza di due anni, non credono che il proprio caro sia rimasto vittima di un incidente stradale autonomo, come è stato chiuso il caso, ma piuttosto ritengono che quella sera, in quella maledetta rotonda di contrada Tre Fontane, la rotatoria che taglia le Provinciali 58 e 77, vi fosse qualcun altro a bordo di un veicolo, probabilmente un autocarro, che abbia urtato di quel tanto lo scooter sul quale viaggiava il giovane licodiese, studente al terzo anno dell'istituto agrario di Paternò da farlo rotolare sull’asfalto privo di sensi. Quella sera Pietro stava tornando a casa a santa Maria di Licodia, dopo aver trascorso qualche ora in compagnia della propria fidanzatina.
"Abbiamo dato incarico ad un legale per fare chiarezza sull'accaduto. Vogliamo capire cosa sia successo quella mateledetta sera di febbraio - dice commosso Alfio Strano, il quale ieri mattina ha incontrato i giornalisti - un nostro perito ha avuto modo di visionare il veicolo su cui viaggiava Pietro e dalla perizia sarebbe emerso, che i danni riportati dallo scooter non sono compatibili con la ricostruzione fatta dagli inquirenti, i quali hanno parlato di un incidente autonomo. Vogliamo la verità. Chiediamo a chi sa di farsi avanti, di mettersi in contatto con noi".
Per le forze dell'ordine quella sera Pietro, a bordo del suo scooter, non avrebbe visto il cordolo in cemento della rotatoria; probabile che quella sera la zona fosse al buio e che il giovane non abbia visto la rotonda.
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