CATANIA. Gli strozzini non davano tregua alle loro vittime. Li agganciavano per minacciarle anche la domenica, quando si recavano in chiesa a pregare. Con l’operazione: Civita, il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza ha arrestato cinque soggetti, che per diversi mesi sono stati spiati nelle conversazioni e negli incontri attraverso il supporto di telecamere e microfoni, senza che se ne rendessero conto. Importante, nella circostanza, è stato il ruolo tenuto dall’Associazione antiracket e antiusura etnea, che ha assistito le vittime nel convincerle a «rompere le catene».
Venticinque i casi di usura portati alla luce dalle Fiamme gialle; due quelli di estorsione alla Civita, a San Cristoforo e a San Berillo, ma ce ne sono anche altri che non sono stati contestati per la mancata individuazione delle vittime. I prestiti pattuiti variavano dalle poche centinaia ad alcune migliaia di euro, corrisposti sempre e solo con denaro contante. Tassi al 160% annuo. A rimanere imbrigliati nella rete criminale piccoli commercianti, che in difficoltà economiche, bussavano in vano alle porte delle banche per cercare di ottenere linee di credito.
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