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Usura: 5 arresti a Catania, prestiti al 160% annuo

CATANIA. Cinque persone sono state arrestate stamane da militari della Guardia di finanza con l'accusa di far parte di una rete di usurai che applicava tassi d'interesse pari, in alcuni casi, al 160% annuo a commercianti in difficoltà economica dei quartieri «Civita», «San Cristoforo» e «San Berillo». L'operazione è stata denominata «Civita».
Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dalla Procura della Repubblica. Gli arrestati con l'accusa, a vario titolo, di usura ed estorsione sono Felice Papaserio, di 39 anni, dipendente di un'azienda di trasporti; Antonino Giuseppe La Rosa, di 39, dipendente di una cooperativa di gestione parcheggi; Francesco Mirabella, di 57, disoccupato; Lorenzo Saitta, di 79, pensionato; Alfio Alessandro Basile, di 49, commerciante.
Le indagini hanno preso avvio da denunce presentate da alcuni commercianti che, assistiti dall'Associazione Antiracket Antiusura Etnea, che hanno deciso di raccontare le prevaricazioni che subivano da diversi anni ad opera di alcuni strozzini. Secondo quanto accertato a finanziare l'attività erano Saitta e Papaserio, mentre la Ros, Mirabella Basile si occupavano di individuare i clienti, soprattutto fra i piccoli commercianti in difficoltà economiche, e della riscossione delle rate settimanali. Saitta e La Rosa si sarebbero anche occupati di «convincere» le vittime ad onorare gli impegni di pagamento.
Dalle indagini è emerso anche che La Rosa in più occasioni si è recato dentro una chiesa, al riparo da occhi indiscreti, per intimare ad una delle vittime di pagare. L'uomo avrebbe anche, sempre per non destare particolari sospetti, inviato il figlio 13enne dalle vittime per riscuotere le rate settimanali o si sarebbe fatto accompagnare da quest'ultimo quando andava a minacciare le vittime.
Durante le indagini sono stati accertati 25 episodi di usura e due di estorsione. I prestiti pattuiti variavano dalle poche centinaia ad alcune migliaia di euro, corrisposti sempre e solamente con denaro contante. Secondo quanto accertato veniva prestato denaro contante con l'obbligo di restituzione entro le 14 settimane successive con rate settimanali pari al 10% del capitale. Successivamente, considerato che il più delle volte le vittime non erano in grado di far fronte ai pagamenti dovuti, si procedeva alla ricapitalizzazione del debito: l'usuraio prestava un'ulteriore somma in contanti per far fronte al debito originario, trattenendo per sé l'importo e costringendo la vittima a pagare rate settimanali per restituire una cifra maggiore.

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