CATANIA. Due anni e 4 mesi di reclusione è la richiesta di condanna che ieri il pm Agata Consoli, ha avanzato al Tribunale monocratico per Gianni Vezzosi. Il cantante neomelodico ritenuto dall'accusa responsabile delle lesioni provocate alla sua ex compagna, Layla Consoli a novembre del 2012 mentre si trovava in viale Mario Rapisardi, e come mandante della spedizione punitiva nei confronti di Samuele Bombaci, che aveva tentato di fare da paciere per il bene del bambino nato dal legame tra i due che, fino all'avvio del processo, non era stato riconosciuto dall'artista. Il Pm, invece, ha chiesto l'assoluzione per l'imputazione di atti persecutori, contestati all’accusato "considerando gli elementi che hanno portato a rivedere il quadro indiziario".
"Dal dibattimento - ha detto il magistrato - è emersa la conflittualità del rapporto e la tensione tra le parti per la relazione extraconiugale. Layla Consoli ha reclamato il suo diritto ad essere madre e l'astio che prova nei confronti del Vezzosi non toglie attendibilità alle dichiarazioni che ha fatto dal primo momento". Il Pm, infatti, ha più volte rimarcato come il racconto agli agenti, a ridosso dei fatti incriminati, con quello riproposto in aula siano gli stessi nonostante "la Consoli - ha proseguito - non sapeva di essere ripresa dalle telecamere. I racconti sono concordanti al di fuori del modo pittoresco dei comportamenti tenuti". Il pestaggio nei pressi del largo Spirito Santo, a dicembre del 2012, è stato immortalato nelle immagini registrate dai sistemi di sicurezza delle banche della zona. Una prova importante, questa, che gli inquirenti hanno tenuto in considerazione. E a rafforzare la tesi dell'accusa c'è anche il telefonino del cantante. "Vezzosi ha diversi numeri - ha evidenziato il Pm - e solo un cellulare non si è spostato dalla sala di incisione. C'è un'altra utenza, dell'imputato, che ha agganciato una cellula, un ripetitore del quartiere di Picanello, in cui i carabinieri lo hanno rintracciato poco dopo il pestaggio di Bombaci. A novembre Layla Consoli era stata aggredita in maniera rocambolesca. La scelta, successiva, dell'aggressione di Bombaci non era casuale ma consequenziale all'annuncio di denunciare l'ex compagno". Pure la descrizione dell'abbigliamento fatto dalla donna, in modo specifico del giubbotto indossato da Vezzosi mentre stava in macchina ad assistere alla "punizione" dell'ex amico Samuele, è stata ritenuta veritiera e dunque il magistrato non avrebbe altre incertezze sulla presenza effettiva dell'uomo sul luogo del pestaggio.
Luigi Furnò, legale che assiste Bombaci, si è associato alle richieste di condanna del Pm. L’avvocato Francesca Pennisi, che rappresenta l’altra parte offesa, ha ottenuto dal giudice Alba Sammartino di illustrare la propria arringa nella prossima udienza, quando sono previste le arringhe.
Caricamento commenti
Commenta la notizia