ACIREALE. Stavolta, gli stipendi non c'entrano. E infatti i netturbini cercano di portare a casa la loro protesta senza arrecare troppi danni alla città, scendendo in piazza dopo l'orario di lavoro. Perché il Comune di Acireale paga, e puntuale pure, e non sarebbe giusto, lo capiscono anche i dipendenti della Dusty, creare problemi alla città quando la vertenza, questa volta, è tutta interna tra lavoratori e ditta. In sintesi: la Dusty, è messa abbastanza male, sulla soglia del fallimento, e il timore degli operatori ecologici è che, sfumata la Dusty, sfumino nel nulla anche i loro Tfr, attualmente trattenuti dalla ditta. Un timore che si somma al rischio concreto dei uno stop all'appalto relativo al Comune di Acireale, dove la Dusty opera in regime di proroga, ma dove la proroga era in scadenza ieri. Una combinazione di fatti che ha spinto ieri i netturbini, appunto, a inscenare un sit-in in piazza Duomo, sotto le finestre del sindaco (anche se attualmente, di fatto, il sindaco sta nei locali comunali di San Cosmo, visto che Palazzo di Città è in ristrutturazione), per chiedere, più che le certezze per il presente, rassicurazioni per il futuro, sotto forma di una parte del canone versato dalla città da dirottare per il pagamento del Tfr. E il sindaco, qualche rassicurazione l'ha potuta dare, a partire dalla garanzia che Dusty continuerà ancora a servire Acireale, grazie alla proroga resa possibile dal via libera della Regione. Sull'altra questione, quella del trattamento di fine rapporto, Comune e Aciambiente (cioò che resta dell'ormai ex Ato) proveranno a tentare una ulteriore mediazione con la Dusty. Nel caso contrario il Comune è pronto ad attivarsi per trattenere gli emolumenti in un fondo di garanzia a tutela dei lavoratori. «Non è possibile che ci siano continui stati di agitazione - ha affermato il sindaco una volta congedati i netturbini e sedata la protesta - Purtroppo il sistema dei rifiuti in Sicilia non favorisce una situazione di stabilità. Abbiamo già inviato all’Urega la richiesta di espletamento della gara per l’ appalto secondo quanto stabilito dall’Aro e questo garantirà stabilità in quanto l’appalto verrà assegnato per 7 anni. Finora siamo prigionieri del sistema di proroghe che va avanti da anni: più che pagare non possiamo».
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