Catania

Sabato 05 Ottobre 2024

Etnall: calo di commesse, in 150 sono disperati

CATANIA. Prosegue la protesta dei lavoratori Etnall, azienda di produzione di profilati in alluminio, il cui futuro occupazionale sembra essere seriamente compromesso. Anche oggi, infatti, si ritroveranno dinanzi ai cancelli della loro azienda, in contrada Pirrittino Pantano Piano Tavola, a Belpasso, stabilimento chiuso da più di un anno in seguito alla crisi e al calo di commesse. I disperati senza lavoro – e da un mese senza sostegno economico - sono 150 e fino al 13 marzo scorso hanno potuto “sopravvivere”, loro e le proprie famiglie, con la cassa integrazione straordinaria anticipata dall’azienda. L’ultimo assegno era di appena 300 euro. Poi nulla. Da metà marzo, in pratica, i lavoratori sono senza alcuna retribuzione in attesa che il Ministro provveda a erogare la cassa integrazione. I sindacati – Fim, Fiom e Uil – insieme conducono la battaglia su due fronti. Quello istituzionale, al Ministero dello Sviluppo Economico e con la Regione, per sollecitare trattative con gruppi imprenditoriali, italiani o esteri, disposti a rilevare l’azienda. Che produceva infissi in alluminio con tecnologie all’avanguardia e personale altamente specializzato ed era una tra le più prestigiose del territorio etneo. Il rischio, infatti, a un anno dalla chiusura - e vista l’assenza di potenziali acquirenti - è che si perda il “sito” Etnall, che venga smembrata e venduta in piccole parti. Si rischia insomma di perdere quel patrimonio di competenze tecniche e gestionali che ne hanno fatto fino allo scorso anno una delle migliori realtà del comparto della zona industriale. E poi c’è il percorso degli ammortizzatori sociali. Si attende a giorni la convocazione dell’Ufficio provinciale del Lavoro, che ha già accolto la richiesta di Fim-Fiom-Uilm per la convocazione urgente di un incontro con i rappresentanti aziendali. Un incontro strategico fra istituzioni, azienda e sindacati che consenta l’uscita in mobilità a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta. Una ventina dei 150 dipendenti, infatti, vorrebbe chiudere la partita con Etnall e licenziarsi (accedendo così automaticamente all’indennità di mobilità, che sarebbe immediata). Diverso il discorso per chi resta e dovrà attendere il via libera ministeriale per la cassa integrazione. “Potrebbero passare fino a cinque mesi – spiega Matteo Spampinato (Uilm) – e molti di loro non possono permettersi di attendere oltre: sono prossimi alla pensione oppure sono giovani che hanno trovato una nuova occupazione. E chi assume un lavoratore in mobilità ha diritto a sgravi fiscali per alcuni mesi”.

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