CATANIA. È stata l'ultima udienza dedicata alle arringhe quella celebrata ieri, al processo con rito abbreviato, che si sta celebrando davanti al gup Loredana Pezzino, sulle presunte anomalie nella gara per l'affidamento del servizio di raccolta rifiuti nel capoluogo, procedimento che vede coinvolti Valerio Ferlito, nella qualità di capo del personale a Palazzo degli Elefanti, Giovanna Muscaglione, dell'Avvocatura comunale e Domenico Proto, rappresentante della ditta Oikos, soscietà aggiudicataria dell'appalto.
Nella vicenda figura anche Annamaria Li Destri, ex responsabile del servizio ecologia, che però, a differenza dei colleghi, ha deciso di proseguire con l'iter ordinario e quindi rimane in attesa di conoscere l'esito dell'udienza preliminare. L'accusa che il pm, Angelo Busacca, ha contestato è di abuso d'ufficio in concorso e continuato. Per i tre che hanno scelto l'abbreviato, considerata già la riduzione di pena determinata dal rito alternativo, la richiesta è stata di un anno e 8 mesi di reclusione ciascuno.
Domenico Proto, per gli inquirenti, è ritenuto l'istigatore della condotta illecita dei componenti del seggio di gara ma, per i suoi legali, "non c'è stato nessun abuso d'ufficio". Nel suo intervento, infatti, l'avvocato Guido Ziccone, che insieme al figlio Sergio assistono l’imprenditore, ha tenuto a ribadire che nella vicenda "le carte, attraverso gli autori, dimostrano una complessità dell'iter amministrativo e che l'atteggiamento seguito dai protagonisti è stato di estrema prudenza per evitare di arrecare danni alla città". Già perché in questa storia un aspetto da tenere in debita considerazione, secondo i difensori del rappresentante della Oikos, sarebbe stato il risarcimento che il Comune avrebbe dovuto pagare alla ditta.
"Essendo totalmente assente - ha dichiarato l'avvocato Sergio Ziccone - la violazione di legge, che è il requisito principale dell'ipotesi di abuso d'ufficio, non rimane nulla. E' evidente che agli atti non ci sono elementi certi sui rapporti tra gli imputati. Anzi è esattamente il contrario. Per il pubblico ministero ci sono degli indici che la pervicacia, del seggio di gara, si spiega solo nel volere favorire una ditta. Noi riteniamo che non c'è stata una violazione di legge e che il comportamento del seggio di gara è stato improntato sull'assoluta prudenza perché in caso di esclusione della ditta Oikos ci sarebbe stato un ricorso al Tar che avrebbe dato ragione. Il Comune sarebbe stato condannato ad una penale di circa 15 milioni di euro e i membri del seggio sarebbero stati chiamati a rispondere dalla Corte dei Conti".
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