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Catania, "Sangiorgi aiutò il cognato non la mafia"

CATANIA. "Contrada Margherito è stata considerata come la succursale dell'inferno". Non è un riferimento così tanto subdolo quello che ieri l'avvocato Salvatore Catania Milluzzo ha fatto, quando ha parlato della località in cui si svolgevano i summit di mafia, durante la sua arringa nel processo Iblis, la maxi inchiesta che ha svelato buona parte degli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria in provincia di Catania, prendendo in prestito il nome del diavolo in arabo, che ha dato il nome all’operazione dei carabinieri del Ros.
Il procedimento, celebrato con rito abbreviato davanti ai giudici della Corte d'appello, presieduta da Carolina Tafuri, a latere Giuliana Fichera e Alessandro Dagnino, anche nell'udienza di ieri ha visto intervenire le difese. A discutere sono stati gli avvocati di Franco Costanzo, Bernardo Cammarata e Antonino Sangiorgi. Per questi tre imputati il pg Gaetano Siscaro, a conclusione della requisitoria lo scorso 8 gennaio, ha chiesto la condanna, rispettivamente, a 14 anni e un mese; a 11 anni e un mese; a 8 anni e 4 mesi.
Per comprendere bene il ruolo e il contesto in cui sono maturate le contestazioni che vengono fatte a Costanzo occorre, con alcuni soggetti, prima "capire il rapporto reale e come si compone". E' stata questa la linea di partenza che ha seguito l'avvocato Guido Ziccone ricordando che, nella vicenda, "sono talmente numerosi gli incontri e le telefonate per una persona, come Costanzo, che conosce il territorio, la gente e conduce una attività imprenditoriale. Vengono fuori - prosegue il penalista - argomentazioni e confidenze che non possono avere lo stesso valore di chi ha avuto altri ruoli. Nemmeno i fatti concludenti potrebbero portare ad una sentenza di condanna". Per tali ragioni Ziccone ha chiesto di "capire perché viene imputata la responsabilità a Costanzo. Che è stato l'amico buono. E' lo stesso Mirabile - ha sottolineato il legale - che ha parlato di un imprenditore che si occupava di lavori senza con ciò confermare il ruolo di associato". La sua colpa, dunque, sarebbe legata solo al contesto in cui operava.
Si limitava ad "essere l'autista di Vincenzo Aiello". Su tale punto l'avvocato Maurizio Punturieri ha centrato l'arringa per Bernardo Cammarata, considerato dall'accusa "partecipe all'associazione mafiosa fino all'aprile 2010. Le intercettazioni non provano - ha detto Punturieri - che Cammarata fosse a conoscenza di atti ambigui di Aiello. Le dichiarazioni di Santo La Causa contribuiscono ad accrescere la confusione considerato che non sono stati indicati specifici episodi che riguardano Cammarata". Antonino Sangiorgi, ex presidente del consiglio comunale di Palagonia, "si era interessato - ha rimarcato l'avvocato Salvatore Catania Milluzzo - alla questione Eurospin per una ragione personale, dato che i terreni erano di proprietà del cognato. Non per favorire la mafia. L'incontro con Fausto Fagone e Rosario Di Dio, nel rifornimento di benzina, non significa nulla".  Mercoledì 21 la prossima udienza.

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