CATANIA. La Corte d'appello di Catania ha confermato la sentenza di primo piano: ergastolo per Vincenzo Scafidi e Nunzio Lo Cicero, considerati gli autori dell'omicidio dell'imprenditore adranita Carmelo Arcoria. I due imputati sono stati condannati per omicidio volontario, con l'aggravante della premeditazione (soppressione di cadavere).
L'omicidio di Carmelo Arcoria avvenne il 13 dicembre 2010, lo stesso giorno in cui l'imprenditore agricolo adranita uscì da casa poco prima delle 17, dicendo alla moglie di avere un appuntamento. Il suo corpo fu trovato carbonizzato all'interno della Mercedes, di proprietà della stessa vittima, autovettura portata in una zona impervia di Adrano, nei pressi dei Ponte dei Saraceni, lungo la Provinciale 94, nella speranza che auto e vittima fossero irriconoscibile.
Le fiamme furono talmente distruttive che gli inquirenti trovarono soltanto le ossa dell’imprenditore; fu impossibile effettuare il test del Dna, ma all’identificazione del cadavere si arrivà ugualmente.
Perché tanta efferatezza nei confronti di un imprenditore che non aveva mai avuto contrasti con nessuno? Per gli investigatori della Squadra mobile e quelli della polizia giudiziaria del Commissariato di Adrano, Carmelo Arcoria fu assassinato per 5 mila euro, somma di denaro che Vincenzo Scafidi doveva all'imprenditore agricolo il quale ne chiedeva la restituzione dovendo a sua volta fare fronte a delle scadenze immediate.
La chiave di lettura dell’omicidio sta nella telefonata di Vincenzo Scafidi con il cognato Giuseppe Santangelo, indagato nell'ambito di un'inchiesta antimafia e sotto controllo dalla Dda, che raccontò nei dettagli l'omicidio, ed elogiando se stesso per il piano criminale. Vincenzo Scafidi si è difeso sostenendo che la ricostruzione gli era stata a sua vola raccontata.
La difesa adesso prepara «la carta» del ricorso in Cassazione.
Caricamento commenti
Commenta la notizia