CATANIA. «I tagli non possono essere effettuati penalizzando ciò che opera bene». Insorgono i sindaci della Sicilia orientale contro l’ipotesi di soppressione della sezione catanese del Tribunale amministrativo regionale. Ieri, presente pure il messinese Renato Accorinti, Enzo Bianco ha riunito i colleghi a Palazzo degli Elefanti e con loro ha firmato una lettera indirizzata a Capo dello Stato, presidente del Consiglio, ministri delle Riforme Costituzionali e della Semplificazione, gruppi parlamentari.
«Negli ultimi giorni — si legge nel documento — con sempre maggiore insistenza si è palesata la volontà di chiudere le sezioni distaccate dei vari Tar italiani, mantenendo quelli presenti nei capoluoghi di regione. Vogliamo segnalare la specificità evidente del Tar di Catania che opera con una mole di lavoro assai consistente. La città etnea, e con essa tutta la Sicilia orientale, non può pagare il fatto di essere il più grande comune italiano non capoluogo di regione». E ancora: «I numeri parlano chiaro. Il Tar di Catania è il terzo in Italia dopo quelli di Roma e Napoli e ha un carico di lavoro doppio rispetto a Palermo. Serve più della metà della Sicilia, con 3 milioni di potenziali cittadini, la zona più dinamica e vitale della Regione. Si tratta di 5 provincie su 9,, un territorio dove ricadono 3 Distretti di Corte d’Appello». «Per tutti questi motivi — conclude la nota — le istituzioni della Sicilia orientale, con i sindaci delle grandi città, i parlamentari nazionali ed europei, i deputati regionali, il mondo produttivo, associativo, imprenditoriale e sindacale, chiedono al Governo di operare tagli certamente incisivi, tutelando le realtà più efficienti e significative».
Soddisfatto Bianco: «Si è trattato di un piccolo miracolo: non c’era solo Catania a combattere questa guerra santa. Il fatto che all’incontro fossero presenti i rappresentanti di tutte le forze politiche, le forze sociali e produttive e gli operatori della Giustizia, significa che la strada percorsa è quella giusta e che abbiamo una grande forza. Spero solo che la norma riguardante i Tar non sia inserita in un decreto legge così avremo più tempo. In ogni caso siamo pronti alla massima mobilitazione». «Il provvedimento — conclude l’ex ministro dell’Interno — è privo di ogni ragionevolezza. Innanzitutto perché, paradossalmente, chiudendo Catania non si riducono le spese, ma si aumentano. Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ci ha fatto sapere che intende firmare la nostra richiesta, così come il presidente della Regione Rosario Crocetta. Se la norma dovesse essere ancora contenuta nel decreto legge presenteremo degli emendamenti durante la conversione».
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