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Servizio sulla banchina del porto per gli immigrati, protestano i medici di Catania

CATANIA. I Dirigenti Medici dipendenti dall’Asp di Catania hanno ricevuto perentorie disposizioni di dovere prestare servizio in pronta disponibilità «in banchina al Porto di Catania» in caso di sbarchi.
Ma il sindacato della dirigenza medica, Anaao Assomed, interviene con altrettanta decisione e chiede un incontro urgente. Lo fa inviando una lettera indirizzata all'assessore regionale alla Salute e al ministro della Salute, firmata dal suo presidente regionale, Pietro Pata, nella quale si specifica la necessità di concordare, a livello regionale, gli aspetti organizzativi inerenti la gestione dell’emergenza migranti.
L’organizzazione sindacale sottolinea quanto segue: «In questo momento di grande disagio organizzativo dei Presidi Ospedalieri per croniche carenze di organico, con difficoltà a garantire anche la copertura dei turni di guardia 8.00/20.00, e con disposizioni aziendali a sopperirvi con personale nelle ore pomeridiane, oltre che notturne e festive, è evidente che tali scelte depotenziano ulteriormente le strutture ospedaliere con gravi rischi per l’utenza».
Altro problema, certamente non meno rilevante, a parere del segretario regionale di Anaao Assomed, è «la scarsa tutela del personale che è inviato a prestare un servizio di sommaria valutazione clinica con l’evidenziazione eventuale di segni clinici evidenti di malattie infettive, diffusive e/o contagiose, con casacche con il logo dell’Asp da indossare sopra i vestiti o i camici».
Sull’argomento interviene anche il vice segretario regionale, Marina Tumino, che spiega: «La locuzione "raggiungere il presidio", utilizzata nella disposizione contrattuale collettiva, esclude implicitamente la possibilità per il medico di raggiungere altre sedi che non siano il presidio ospedaliero in cui si è verificata l'emergenza sanitaria». E aggiunge: «Nella lettera che ci è stata inviata si evince, invece, l'obbligo di interventi per gli operatori di questa Asp con le modalità ed i tempi propri dell’emergenza, in luoghi che non rientrano tra le strutture dell’azienda, e che sono distanti dal presidio ospedaliero oltre 10 chilometri. Per questo motivo abbiamo deciso di aspettare e di chiedere chiarimenti».

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