CATANIA. La richiesta specifica è indirizzata al primo cittadino del capoluogo etneo: apporre una targa per ricordare le vittime di ogni sbarco e l’umanità dei siciliani mostrata il 10 agosto 2013, quando alla Plaja morirono sei giovani migranti.
Un obiettivo preciso, ufficializzato ieri al Palazzo degli Elefanti dove una delegazione della comunità etnea di Sant’Egidio è stata accolta dal sindaco Enzo Bianco ed ha presentato il documento con le firme raccolte per coinvolgere e chiedere all’Amministrazione di intitolare un luogo della città ai meno fortunati che tentano di arrivare sulle nostre coste.
A capo della delegazione etnea c’era il portavoce della comunità, Emiliano Abramo: «Pensiamo che il 10 agosto non sia soltanto la ricorrenza dei sei migranti morti. C’è ben altro da dire. Quel giorno i catanesi e i siciliani hanno scelto la cultura della solidarietà, con chiarezza. Facendone un tratto distintivo della propria cultura da presentare a tutta Europa. Il 10 agosto dello scorso anno - conclude - è partito un movimento che non si è fermato più».
Per Abramo, se da un lato è importante «ricordare le vittime di quel tragico sbarco sul litorale catanese», dall’altro è altrettanto significativo «ricordare la reazione dei cittadini e dei giovani che hanno accolto i migranti».
Quella notte, il 10 agosto 2013, erano circa 100 i migranti sul peschereccio arrivato all’alba a Catania. Per sei di loro la Sicilia è rimasta la terra promessa. Sono, infatti, annegati nel tentativo di raggiungere la riva. I loro corpi sono stati ritrovati sulla battigia della spiaggia del lungomare Playa, nei pressi del «lido Verde», uno dei tanti stabilimenti balneari che si trovano sul lungomare Kennedy. Immediata e solidale fu la risposta degli abitanti della zona. Una risposta che ancor oggi viene ricordata con commozione. «Non dimentichiamo che ci sono stati tanti giovani - prosegue il portavoce della comunità - che hanno preferito aiutare chi stava male piuttosto che godersi l’estate e l’ozio». AL.BO