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Immobili, mezzi e aziende: confiscati beni da 12 milioni e mezzo a condannato dell'operazione Iblis

CATANIA. Beni per un valore di circa 12,5 milioni di euro sono stati confiscati dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Catania, su disposizione delle Procura etnea, a Rosario Di Dio, arrestato nell'ambito dell'indagine il 3 novembre del 2010 nell'ambito dell'operazione «Iblis» e condannato in primo grado a 20 anni di reclusione poichè ritenuto responsabile di partecipazione ad associazione mafiosa ed altro quale organizzatore della famiglia di Cosa Nostra di Ramacca. La confisca ha riguardato 49 beni immobili, 11 disponibilità finanziarie, 10 mezzi, quattro aziende ed una quota di partecipazione societaria.  Il provvedimento di confisca trae origine dalle indagini svolte sulle famiglie di Catania, Ramacca e Caltagirone. Di Dio sarebbe stato secondo quanto accertato, elemento di vertice della famiglia di Cosa Nostra di Ramacca e, in tale veste, avrebbe mantenuto contatti con esponenti apicali delle altre famiglie mafiose del Catanese funzionali alla definizione delle attività illecite da commettere e delle strategie da adottare per la gestione e la riorganizzazione di Cosa Nostra in ambito provinciale. Di Dio, in stretta connessione con l'allora rappresentante provinciale Vincenzo Aiello, si sarebbe adoperato per la 'messa a postò dei lavori effettuati a Palagonia dall'imprenditore gelese Angelo Brunetti, impegnato nel paese nei lavori di metanizzazione e di realizzazione della via di fuga (arteria stradale che funge da circonvallazione). Anche per queste attività estorsive Di Dio è stato riconosciuto colpevole in concorso insieme con Aiello e Franco Costanzo, ritenuto esponente di spicco della articolazione di Cosa nostra operativa a Palagonia condannato a 20 anni di reclusione nel troncone del processo Iblis celebrato con rito abbreviato. Durante le indagini è anche emerso il rapporto esistente tra Di Dio ed alcuni politici locali che all'epoca ricoprivano cariche in ambito provinciale e regionale. Tra questi Fausto Fagone e Antonino Sangiorgi, all'epoca rispettivamente deputato all'Ars e consigliere provinciale di Catania, ritenuti referenti politici di Cosa Nostra e, condannati il primo a 12 ed il secondo a 10 anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa.

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