CATANIA. Finisce a Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars, il «caso» dei sacchi di sabbia lavica scoperti da un sub nei fondali della Scogliera. I deputati regionali del Movimento Cinque Stelle, prima firmataria Gianina Ciancio, hanno chiesto «chiarezza» sulla vicenda e preannunciato un’interrogazione «che — dicono — sarà depositata lunedì». Sotto accusa i lavori per il nuovo collettore del canale di gronda, eseguiti su appalto dell’amministrazione cittadina. Gianina Ciancio polemizza: «L’assessore del Comune (Luigi Bosco, ndr) avverte che levare i sacchi adesso costerebbe troppo. Ne deriva, quindi, che le centinaia di sacchi che giacciono sul fondo del mare non saranno rimossi in tempi brevi, anche perché non v’è ancora traccia di questa voce di spesa, successiva alla variante, nel Piano triennale». Il Comune assicura: «Tutto regolare, opere autorizzate. Non vi è alcun pericolo». In una nota diffusa ieri, si legge: «Un’indagine interna disposta dal sindaco conferma che la posa dei sacchi di sabbia vulcanica utilizzati per i lavori sottomarini del Canale di gronda, iniziati nel maggio del 2013, era stata autorizzata su richiesta della precedente amministrazione dall'Assessorato regionale all’Ambiente e dalla Capitaneria di Porto». «Se vi fosse stato il minimo dubbio sulla natura dei sacchi e del loro contenuto — prosegue il comunicato — sarebbe stato chiesto immediatamente un controllo all’Asp. È stato, invece, confermato che il materiale utilizzato non è in alcun modo inquinante e non vi è dunque alcun pericolo per le persone e l’ambiente». Era stato il sub catanese Stefano Bianchi a lanciare l’allarme, dopo avere notato durante un’immersione la presenza di quei contenitori. Un video è già all’esame di Procura e Capitaneria di Porto di Catania. «A quanto pare — sottolineano i grillini — sono accatastati in fondo al nostro mare centinaia di big bags, i sacchi rinforzati comunemente usati per lo smaltimento di rifiuti speciali e scarti tossici. In questo caso sono stati depositati in corrispondenza del nuovo collettore del canale di gronda e dovrebbero contenere sabbia lavica. Intanto, hanno creato una vera e propria secca artificiale». Commenta, infine, Gianino Ciancio che ora attende la risposta del governo regionale alla sua interrogazione: «Anche a voler credere che all’interno di essi vi sia della semplice terra lavica, e chiediamo che si verifichi pure questo, i sacchi di per sé rappresentano un potenziale pericolo per l’ambiente, intanto perché modificano strutturalmente il fondale marino e poi perché potrebbero degradarsi e causare ulteriori danni ambientali, visti anche i tempi di recupero degli stessi annunciati dal Comune, addirittura fino a tre anni». Ge. M.
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