CATANIA. Tre aziende sono state passate a setaccio nell’ambito di una programmata attività interforze per fare fronte all’emergenza legata al cosiddetto «lavoro nero». In una di queste, su cinque lavoratori trovati sul posto di lavoro, ma due soli sono risultati sotto contratto, mentre gli altri tre sono risultati privi di alcuna tutela assicurativa e previdenziale. Ad effettuare l’accertamento sono stati i militari del Nucleo ispettorato del lavoro, che hanno svolto la verifica insieme ai militari del comando Provinciale della Guardia di finanza e quelli del comando Provinciale carabinieri, ai funzionari di Inps e Inail e dell’Azienda sanitaria. Nel mirino degli investigatori per fare emergere il «lavoro sommerso» tre opifici nel capoluogo. Tale azione è stata svolta d'intesa con il dirigente della direzione territoriale del Lavoro, Fausto Piazza. Nel corso delle verifiche il gruppo interforze ha avuto quindi modo di verificare che il 20 percento della forza lavoro non risulta a libro paga. Questo dato, a quanto pare, è ricorrente se non leggermente superiore, nell’ambito di tutte le verifiche effettuate nel corso di quest’anno. In conseguenza di ciò il gruppo interforze ha disposto la sospensione delle attività imprenditoriali alle ditte in questione. che dovranno regolarizzare la posizione delle maestranze trovate sul posto di lavoro, secondo quanto previsto dal testo unico 81/2008, a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, così come recentemente modificato a dicembre 2013. L'attività espletata ha consentito, per quanto riguarda le rispettive competenze, in materia fiscale, contributiva, assicurativa e di sicurezza sui luoghi di lavoro ha permesso di verificare come i lavoratori in questione non fossero stati formati ed informati sui rischi della specifica mansione svolta. A quanto pare ciascuno di loro percepiva un compenso giornaliero di circa 30 euro, che non era registrato in alcun libro contabile. Alcuni di loro non usufruivano del riposo settimanale altri ancora superavano oramai in maniera consuetudinaria il normale orario di lavoro giornaliero, senza che lo straordinario gli venisse riconosciuto. A conclusione dell'attività il titolare è stato deferito all'Autorità Giudiziaria in quanto utilizzava impianti di videosorveglianza senza l'accordo con le rappresentanze sindacali, ovvero, in difetto di accordo, su autorizzazione della direzione territoriale del Lavoro. Sono state contestate sanzioni amministrative e ammende per complessivi 34 mila euro per la presenza di lavoratori «in nero». L’attività ispettiva continuerà nei prossimi giorni, con blitz programmati nell’arco di fasce orarie di lavoro diverse e di variazione degli obiettivi, al fine di garantire la massima equità in ogni settore produttivo.