CATANIA. Gianvito Plasmati e Caetano Calil, due facce della stessa squadra. Il primo entra in campo nel secondo tempo dopo mesi di assenza, condizione atletica precaria, cerotti virtuali per tenere insieme i muscoli, e riesce, tra sudore e sportellate, a trovare il terzo gol stagionale in dodici partite, terzo successo personale decisivo ai fini del risultato.
Gol da tre punti, pesanti, che non stravolgono in meglio la classifica ma fanno morale. Caetano Calil, invece, continua ad indossare la maglia con svogliatezza e la fascia di capitano senza nessun orgoglio. Di questa sua ennesima prestazione non lascia alcuna traccia: non un dribbling, un assist, un tiro, neanche uno scatto che possa meritare di essere ricordato e davanti a sè non aveva Chiellini, ma una coppia di ragazzi di buona volontà e nulla di più che lo ha imbavagliato senza troppe difficoltà.
Anche Francesco Moriero, che lo difende a spada tratta, non ha potuto fare a meno che richiamarlo dalla panchina e mandarlo anzitempo a fare la doccia. L’attaccante brasiliano, in letargo dalla ripresa del campionato, è uscito fischiato dal pubblico, neanche troppo deluso: ormai ci ha fatto l’abitudine.
DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia