CATANIA. «E' stata una truffa nei miei confronti. Ascoltando le intercettazioni sono certo che fu così, ma resta la mia responsabilità morale. Siamo stati sanzionati col massimo della pena, eppure Arbotti, coinvolto a pieno titolo, è stato assolto per l’imputazione dell’articolo 2, quella che di fatto ha condannato il Catania alla retrocessione». Lo ha affermato l’ex presidente del Calcio Catania, Nino Pulvirenti, parlando dell’inchiesta 'Treni del gol', sull'acquisto di partite nel campionato di Serie B, durante una conferenza stampa a Torre del Grifo. «La frase sulla pressione dei tifosi nella vicenda scommesse - ha riconosciuto Pulvirenti - fu infelice, chiedo scusa a chi si è sentito offeso. Non volevo addossare responsabilità ad altri. Non vado ancora allo stadio nonostante possa, visto che il Daspo è scaduto, perché provo disagio nell’incontrare le persone, è un aspetto che non ho ancora superato. Non so quando tornerò al Massimino, lo farò quando mi sentirò meglio con la mia coscienza». Pulvirenti ha «assicurato che nessuno mi ha offerto un euro per il Catania: la società era in vendita, fosse arrivata la persona giusta l’operazione si sarebbe fatta». «Un giorno, se la mia situazione giudiziaria me lo consentirà - ha auspicato Pulvirenti - spero di poter tornare a fare il presidente del Catania, in qualunque categoria. La mia ambizione è quella e non la nascondo. Il mio personale percorso di riscatto è cominciato prelevando soldi all’estero tramite la voluntary disclosure per metterli a disposizione del Catania».