CATANIA. L'entità della frode scoperta nell'operazione, denominata "Pandora", sui corsi di formazione professionale in Sicilia, culminata con 10 arresti e il sequestri beni di 3,7 milioni da parte della Guardia di finanza di Catania, é stimata in poco meno di 8 milioni e 900 mila euro.
L'organizzazione avrebbe utilizzato documenti falsi per la rendicontazione di spese per acquisti di beni e servizi per più di 5 milioni e 456 mila euro. Giuseppe Saffo, secondo l'accusa, avrebbe incassato senza averne alcun titolo 1.483.974 euro. Anche l'individuazione dei fornitori degli enti di formazione professionale, in occasione dell'acquisto di beni e servizi, era effettuata aggirando le regole previste dalla normativa, che prevede la comparazione di tre preventivi. In particolare
l'organizzazione provvedeva alla formazione di preventivi falsi, utilizzando nominativi di società inconsapevoli, con prezzi molto superiori rispetto a quelli proposti dalla imprese legate al gruppo, sulle quali inevitabilmente cadeva la scelta.
"Avremmo potuto - ha detto il sostituto procuratore Giuseppe Gennaro - creare fabbriche, posti di lavoro e quant'altro. Siamo convinti che insieme alla Guardia di finanza riusciremo a dimostrare dove e' finito tutto il resto del mare di denaro che é stato erogato dalla Comunità europea, dallo Stato e dalla Regione Siciliana per fare ingrassare alcune persone che hanno ville a mare, ville di 12 stanze".
Il procuratore aggiunto Michelangelo Patanè, che ha parlato di una "operazione scandalosa fatta sulla pelle della povera gente" ed espresso la sua "indignazione" per aver visto "come si sperpera il denaro pubblico per fini assolutamente privati". "Si prepara da mangiare - ha concluso - per i ragazzi a cui si insegna a fare una frittata e questa va a finire in un lido balneare, dove la gente si siede e sceglie la frittata preparata con i solidi della comunità europea. E' scandaloso".