CATANIA. Nuclei familiari da ricostruire, ricongiungimenti difficili e identificazioni drammatiche. Sono al lavoro la polizia e i mediatori culturali al PalaGalermo di Catania dove raccolgono le storie drammatiche dei migranti sopravvissuti al naufragio nel Canale di Sicilia di due giorni fa. Ci sono bambini che cercano genitori e zie che accudiscono nipoti in attesa di avere notizie dei familiari. Visi sconvolti si mescolano, all'interno della struttura, ai sorrisi dei bambini che salutano chi entra. Tra loro ci sarebbe anche un piccolo salvato dalla madre, che però non ce l'ha fatta, ed è morta annegata. Quasi tutti hanno alle spalle storie di disperazione e di fughe dalla guerra e dalla sopraffazione. Drammi e paure che hanno dato la forza a una mamma incinta quasi al nono mese di gravidanza, con il parto previsto per il 22 maggio prossimo, a imbarcarsi su un peschereccio e rischiare la sua vita e quella delle creatura che porta in grembo. Adesso è ricoverata in ospedale in attesa del "dolce evento". È, probabilmente, la stessa voglia di vivere e di speranza di un futuro migliore che ha spinto un'altra giovane donna, al terzo-quarto mese di gestazione, a fare lo stesso percorso, ma a non farcela. La puerpera è tra le vittime della tragedia. È annegata nel Canale di Sicilia. Intanto le indagini si mescolano alle storie. La squadra mobile di Catania, che con lo Sco di Roma e la marina militare, ha identificato i due presunti scafisti che sono stati fermati, e la Procura stanno procedendo all'identificazione della vittime. Le salme sono nell'obitorio del cimitero.
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