CATANIA. Sono due 23enni, il tunisino Haj Hammouda Radouan e il marocchino Hamid Bouchab, i due presunti scafisti fermati la notte scorsa dalla squadra mobile della Questura etnea nell'ambito delle indagini della Procura di Catania sul naufragio del barcone nel Canale di Sicilia in cui sono morti almeno 17 migranti, comprese dodici donne, una neonata di pochi mesi e una bambina di circa 2 anni. I reati contestati dal procuratore capo Giovanni Salvi e dal sostituto Monia Di Marco sono favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, omicidio volontario plurimo e naufragio. Dalle indagini è emerso che il tunisino avrebbe svolto il ruolo di conducente del peschereccio, un'imbarcazione in legno di 20-25 metri sulla quale, secondo stime degli investigatori, viaggiavano oltre 200 migranti. I due, secondo la tesi della Procura, avrebbero determinato deliberatamente un'avaria all'imbarcazione, in modo da giustificare un intervento di soccorso in acque internazionali. Ma l'acqua imbarcata e il movimento improvviso dei migranti sul peschereccio ne ha causato il capovolgimento. Sono in corso da parte della polizia, con il coordinamento della Procura, le attività di identificazione delle vittime i cui corpi sono stati portati nell'obitorio del cimitero di
Catania.
Non è la prima volta che una Procura contesta l'omicidio volontario a scafisti per le morti di migranti dovute a un naufragio. La contestazione mossa dai magistrati di Catania ai due extracomunitari fermati la notte scorsa ha un precedente ad Agrigento con la richiesta di
giudizio immediato per il tunisino Khaled Bensalem, di 36 anni, ritenuto il 'capitanò del peschereccio con circa 500 migranti a bordo che il 3 ottobre del 2013 fece naufragio davanti a Lampedusa, provocando la morte di 366 passeggeri. L'uomo è imputato davanti la Corte d'assise per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, naufragio e omicidio aggravato. Il procedimento è ancora in corso. L'accusa è rappresentata dal procuratore Renato Di Natale, dell'aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Andrea Maggioni.
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