CATANIA. Gli ultrà catanesi sono un gruppo organizzato, ma non solo per il tifo sportivo. Secondo il tribunale di Catania, dieci persone, già dal 2000, costituivano un'associazione tesa a usare la violenza contro gli «sbirri»: poliziotti e carabinieri che durante le partite di calcio assicurano la sicurezza allo stadio. L'indagine, che ha portato oggi a dieci condanne, è stata avviata in occasione degli scontri del 2 febbraio 2007, a causa dei quali perse la vita l'ispettore di polizia Filippo Raciti.
Secondo i giudici, i dieci imputati avrebbero organizzato «sistematiche azioni di contrasto violento nei confronti delle forze dell'ordine in occasione delle partite di calcio del Catania». Negli scorsi anni, per gli inquirenti, si era creato una sorta di mutuo soccorso con vere e proprie raccolte di fondi per sostenere le spese legali delle famiglie, con metodo - spiegano i giudici - per molti versi del tutto analogo a quello mafioso. Le attività violente erano coordinate da «capi» e tutti manifestavano odio incondizionato nei confronti delle forze dell'ordine.
Il tribunale ha condannato: Vito Agliozzo (un anno e 10 mesi), Giovanni Calvagna (2 anni e 6 mesi), Mario Razzano (un anno e mezzo), Damiano Sciuto (4 anni e 2 mesi), S
(un anno e 10 mesi), Giuseppe Siscaro.
A due anni e due mesi sono stati condannati Sebastiano Barbagallo, Agostino Compagnini, Marco Lento, Lorenzo Marchese. Assolti per non aver commesso il fatto Giuseppe D'Allotta, Alain Di Stefano, Danilo Patrizio.
Fu invece condannato a otto anni di carcere, per omicidio preterintenzionale, Antonino Speziale, l'ultrà catanese che nel 2007, durante gli scontri all'esterno dello stadio per la
partita di calcio Catania-Palermo di serie A, scagliò un sottolavello di acciaio contro l'ispettore capo di polizia Filippo Raciti, morto cinque giorni dopo per le ferite
riportate. Speziale all'epoca dei fatti era sedicenne. Confermata in via definitiva nel 2012 anche la condanna per l'altro ultrà che era assieme a Speziale al momento dei fatti e
che contribuì a scagliare il sottolavello, Daniele Micale, già maggiorenne all'epoca, al quale invece, la Corte d'Assise d'Appello di Catania, il 21 ottobre 2011 aveva inflitto 11 anni di carcere: 10 per omicidio preterintenzionale e uno per resistenza aggravata a pubblico ufficiale.
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