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Black out all'ospedale, donna in travaglio trasferita d'urgenza

Attività operatoria sospesa. Parti dirottati a Paternò. Gruppo elettrogeno a casa di un bambino di Adrano

BIANCAVILLA. Una donna in travaglio all’ospedale di Biancavilla è stata trasferita in fretta e furia all'ospedale di Paternò, perchè al «Maria Santissima Addolorata» è improvvisamente venuta a mancare la luce. Il black out elettrico non è stato determinato dal maltempo, nè del mancato funzionamento del gruppo elettrogeno, bensì dal furto di cavi di rame: un chilometro per l’esattezza, quello che collegava il gruppo elettrogeto alla struttura sanitaria. La zona, colpita dal maltempo, ha fatto registrare black out elettrici a Santa Maria di Licodia, Paternò, Adrano e Belpasso, ma quando l’erogazione è stata ripristinata solo l’ospedale di Biancavilla ne è stato tagliato fuori. La puntuale verifica ha fatto emergere la triste realtà del furto di 28 cavi del diametro di 240 millimetri e 35 metri di lunghezza. Soltanto esperto ha potuto fare una cosa simile. "Si tratta di un episodio deplorevole - dice Franco Luca, direttore sanitario Asp - e di inaudita gravità. Appena lunedì scorso erano state effettuate le verifiche mensili sul corretto funzionamento dell'impianto".

Si è lavorato quindi alle luce di candele, di torce e in alcuni casi dei cellulari. Anche se la sala operatoria è dotata di un proprio gruppo di continuità. Il primario Giuseppe Bonaccorsi ha ritenuto che le condizioni di sicurezza non fossero sufficienti e ha disposto il trasferimento di una paziente all’ospedale di Paternò. "Abbiamo denunciato il fatto - aggiunge Franco Luca - alle autorità competenti e contestualmente abbiamo attivato le procedure di somma urgenza per l'acquisto dei cavi. L'attività delle sale operatorie è interrotta fino al ripristino del gruppo elettrogeno". Altre tre puerpere, in procinto di dare alla luce, a scopo precauzionale sono state trasferite al «Santissimo Salvatore». Ad Adrano, invece, il black out elettrico ha messo a rischio la vita di un bambino di sette anni, che vive a casa grazie a due apparecchiature che lo aiutano a respirare e ad alimentarsi. I genitori hanno dato l’allarme alla Protezione civile, che ha reperito un gruppo elettrogeno.

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