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Mafia, il boss Brunno condannato a Malta per documenti falsi

Verrà estradato in Italia dopo che la condanna verrà scontata

CATANIA. Sebastiano Brunno, 56 anni, capo della cosca Nardo di Catania, arrestato a Malta lo scorso 6 ottobre, e stato condannato a 3 mesi di reclusione dal tribunale de La Valletta per possesso do documenti falsi. Brunno verrà estradato in Italia dopo che la condanna verrà scontata.

Inserito nell'elenco dei latitanti più pericolosi, è considerato l'attuale "reggente" della cosca Nardo, egemone di Cosa nostra nell'entroterra della Sicilia orientale, legata al gruppo Santapaola. Brunno deve scontare una pena definitiva all'ergastolo per i reati di associazione di tipo mafioso e un omicidio quello di Nicolò Agnello, assassinato l'11 aprile del 1992 a colpi di fucile caricato a ''lupara'' sulla strada provinciale tra Lentini e Scordia. L'agguato scattò in contrada ''Pontello'', nei pressi di un deposito di automezzi dove la vittima lavorava come guardiano: il cadavere di Agnello fu ritrovato all'interno della sua ''Fiat Uno''.

Agnello aveva precedenti per rapine e reati contro il patrimonio ed era indicato dagli investigatori come affiliato al clan mafioso dei Di Salvo. La storia criminale di Brunno è stata contrassegnata da diversi arresti: assieme ad altre due persone venne ammanettato poi il 19 giugno del 1999. Tutti e tre vennero indagati per le uccisioni di Sebastiano Corpo Liuzzo (avvenuta a Villasmundo il 27 febbario del 1992), di Salvatore Di Salvo e Antonino Urzì (Scordia, 27 settembre 1992) e di un agguato contro otto appartenenti alla cosca rivale Urso-Bottaro il 3 settembre 1992 a Noto. Scarcerato venne poi arrestato nel 2000 durante l’operazione ‘Santa Panagia’ nel corso della quale vennero arrestate una quarantina tra boss e gregari delle cosche siracusane cheerano state protagoniste nella prima metà degli anni novanta di una sanguinosa faida.

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