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Giallo Cimò, l’imputato si contraddice in aula

Il particolare della vasca di plastica segata, un regalo alla moglie misteriosamente scomparsa. Nell’istruttoria era stato valutato diversamente da Salvatore Di Grazia

CATANIA. Potrebbe essere arrivato ad una svolta il giallo su Mariella Cimò, la donna scomparsa da San Gregorio il 25 agosto 2011. A fornire, inconsapevolmente, una nuova chiave di lettura dei possibili sviluppi della vicenda è stato proprio il marito, Salvatore Di Grazia, imputato per avere ucciso e fatto sparire il cadavere della moglie.  L'uomo, infatti, davanti alla Corte d'assise ha ammesso, e ribadito in seguito ad una precisazione richiesta dal pm Angelo Busacca, che dentro la sua auto è possibile fare entrare il mastello, la grande vasca nera che aveva acquistato nel giorno della scomparsa e che non è stata mai ritrovata. Proprio come la vittima.

La vasca, ripresa dalle telecamere di videosorveglianza dei vicini, posizionata sopra l'auto dell'uomo quel 25 agosto, alle 9,15, orario del primo rientro in casa dell’imputato che, secondo la tesi sostenuta dall'imputato: "è stata (in seguito) lacerata dai cani". I cani, tanto amati dalla moglie quindi avrebbero distrutto il mastello, mastello che, dentro la villa, lo stesso giorno dell'acquisto Salvatore Di Grazia ha detto di avere modificato, "accorciato" con il flex per agevolare il bagno degli animali.

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