SPOLETO. Avrebbe voluto incontrare Papa Francesco l'ergastolano Carmelo Musumeci, 59 anni, nato ad Aci Sant'antonio, nel Catanese, nell'udienza dedicata oggi in Vaticano alla Comunità Papa Giovanni XXIII fondata a Rimini da don Oreste Benzi, ma il Tribunale di sorveglianza non glielo ha concesso, con la motivazione 'non luogo a procedere'. Lo ha reso noto sul suo sito web lo stesso detenuto, arrestato nel '91 come capo di una banda che gestiva traffici malavitosi in Versilia, ma che durante la permanenza in carcere - è a Padova - si è laureato e ha pubblicato anche numerosi libri. Musumeci, uno dei detenuti ergastolani cosiddetti ostativi, la cui pena non scadrà mai e che non possono beneficiare di permessi, ha scritto allora una lettera al Papa e l'ha pubblicata su internet. "Non mi è neanche arrivata - comincia lo scritto - la risposta della magistratura di sorveglianza. Mi sento zuppo di tristezza. E di malinconia. Non mi hanno dato dignità per una risposta. Il che è anche peggio di un no. Di un altro di no. Persino per incontrare te. Credo di essere il primo nella storia a cui è stato rifiutato un incontro con un Pontefice. Forse - ironizza - perché avevano paura che chiedessi asilo politico nella Città del Vaticano, dove hai abolito la pena dell'ergastolo". "L'ergastolo - aggiunge Musumeci - è solo la banalità della vendetta, perché questa terribile pena ti mangia l'anima, il corpo, il cuore e l'amore. Una pena come l'ergastolo non sarà mai in grado di fare giustizia. Un uomo, qualsiasi reato abbia commesso, non può essere annullato. Papa Francesco, la vita scorre ancora dentro di me, eppure oggi mi sento un morto che respira e cammina perché sono deluso di non averti potuto abbracciare. Lo faccio fra le sbarre. E Buon Natale".