CATANIA. La Corte dei conti scrive l’ennesimo capitolo di una vicenda lunga 43 anni. Una maxi truffa da 900 mila euro con i prestiti dell’Ifi (Istituto finanziario italiano) messa a segno nel 1972 da due dipendenti, con la Provincia regionale costretta a sborsare 24 milioni quarant’anni dopo a conclusione di un processo civile durato 20 anni «con qualche discutibile scelta difensiva da parte dell’amministrazione». Lo afferma la Sezione giurisdizionale che, con sentenza 150/2015, ha condannato Matteo Giliberto, 84 anni, una delle due “menti” dell’operazione, a risarcire a Pp alazzo Minoriti metà della somma, poco più di 12 milioni di euro. Niente da fare per l’altra metà del danno erariale visto che il complice, Giuseppe Calandra, intanto è deceduto. All’epoca Calandra e Gliberto erano addetti rispettivamente all’ufficio economato e all’ufficio corrispondenza. Approfittando del loro ruolo e con la complicità di altre persone, misero a segno un clamoroso raggiro: per mesi intascarono le somme erogate dall’Ifi che dovevano essere destinate, per effetto di una convenzione con l’amministrazione provinciale, alla concessione di piccoli prestiti destinati ai colleghi, da rimborsare attraverso trattenute sullo stipendio.
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