CATANIA. Le macchine rappresentano un business da gestire per la mafia a Catania. Allo stesso tempo sono sia un modo per finanziarsi, attraverso il "cavallo di ritorno", ma anche una modalità per riciclare denaro. Al processo Fiori bianchi, per il troncone che si sta celebrando con rito ordinario davanti al collegio della Quarta sezione penale presieduto da Michele Fichera, a latere Stefano Montoneri e Domenico Stilo, ieri ad essere ascoltato è stato il collaboratore di giustizia Eugenio Sturiale che ha ricostruito, rispondendo alle domande del pm Agata Santonocito e degli avvocati difensori, i rapporti tra i diversi gruppi operanti in città, le estorsioni e le attività poste in essere. Alla sbarra figurano Alfio Amato, Santo Battaglia, Alfio Bonnici, Bernardo "Dino" Cammarata, Antonino Castorina inteso "Lillitta", Giuseppe Cesarotti, Salvatore Faro, Francesco Ferrera detto "u' cavadduzzu", Francesco Filloramo, Michele e Salvatore Monaco, Salvatore Politini, Giuseppe Seminara, Angelo Testa, Salvatore Torrente e Antonio Fausto Tudisco imputati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, rapina, detenzione e spaccio di stupefacenti. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI